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178 l'istoria del concilio di trento


in capo li due anni, s’intendi che la suspensione sia levata, subito levati li impedimenti, senza nova convocazione del concilio, intervenendo a questo decreto il consenso e l’autoritá di Sua Santitá e della santa sede apostolica. E fra tanto la sinodo esorta tutti li principi cristiani e tutti li prelati, per quanto a ciascun s’aspetta, che faccino osservare nelli loro domini e chiese tutte le cose del concilio sino a quell’ora decretate.

Il qual decreto letto, fu dagli italiani approbato. Li spagnoli, al numero di dodici che erano, dissero che li pericoli non erano sí grandi come si facevano; che giá cinque anni fu da’ protestanti presa la Chiusa, e pur il concilio non si disciolse, con tutto che a difesa del Tirolo altri non vi fosse che il Castelalto; ora esser la persona di Cesare in Ispruc, per la virtú del quale quel motivo presto cesserebbe; che si licenziasse li timidi, come allora si fece, restando quelli che volevano; tra tanto che fosse avvisato l’imperatore, che, essendo tre giornate vicino, poteva dar presta risposta. Ma opponendosi gli altri popolarmente, li spagnoli protestarono contra la suspensione cosí assoluta; non ostante la qual protesta il noncio sipontino, benedetti li padri, li licenziò d’andar al viaggio loro. Partiti li nonci e li prelati italiani, finalmente partirono li spagnoli, e anco li ambasciatori dell’imperatore; e il Cardinal Crescenzio fu portato a Verona, dove morí.

In Roma per l’ultima parte del decreto fu imputato alli doi nonci a gran carico che la sinodo avesse decretata l’esecuzione delle cose constituite, senza averne prima chiesto conferma dalla sede apostolica, allegando che, essendo ciò stato da tutti li concili passati esquisitamente servato, questa era una grand’usurpazione e lesione dell’autoritá pontificia. Alcuni anco facevano scrupolo che tutti gl’intervenuti in quella sessione fossero incorsi nella censura del canone Omnes, distinctio XXII, avendo pregiudicato ad un privilegio della sede apostolica con pretendere che li decreti conciliari fossero di valore alcuno inanzi la conferma. Dicevano in sua difesa, non aver coman-