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libro quarto - capitolo iv 147


prononcia, salvo che quello che ritrova esser prima vero. Ma piú stupivano che d’ogni altra cosa, nel leggere il capo dove si prova la specifica e singolare confessione delli peccati con le circonstanze, perché il giudicio non si può esercitar senza cognizione della causa, né servar l’equitá nell’imponer le pene, sapendoli solo in genere; e piú di sotto, che Cristo ha comandato questa confessione, acciò potessero imponer la condegna pena. Dicevano che questo era ben un ridersi palesemente del mondo e stimare tutti per sciocchi, e persuadersi dover esser creduta loro ogni assurditá senza pensar piú oltre. Imperocché chi è quello che non sa e non vede quotidianamente che li confessori danno le penitenze non solo senza ponderare il merito delle colpe, ma anco senza averci sopra minima considerazione? Parerebbe, bene considerato il parlare del concilio, che li confessori avessero una bilancia che tirasse sino alli atomi; e pure con tutto ciò ben spesso il recitar cinque Pater sará dato in penitenzia per molti omicidii, adultèri e furti: e li piú letterati tra li confessori, anzi l’universale di essi, nel dar la penitenzia dicono a tutti che impongono solo parte della penitenzia. Adonque non è necessario impor quella esatta penitenzia che le colpe meritano, onde né meno la specifica numerazione de’ peccati e circonstanze. Ma a che andar tanto lontano, se l’istesso concilio nel nono capo della dottrina e nel decimoterzo anatematismo statuisce che si sodisfá anco per le pene volontarie e per la tolleranza delle avversitá? Adunque non fa bisogno, anzi non è cosa giusta impor in confessione la corrispondente pena; per il che né meno far la specifica numerazione che per questa causa si dice ordinata. E aggiongevano che, senza considerar ad alcuna delle cose su dette, il confessor, quantunque dottissimo, attentissimo e prudentissimo, avendo ascoltato la confessione d’un anno di persona mediocre, nonché di piú anni d’un gran peccatore, è impossibile che dia giudicio della pena, eziandio che avesse canoni di ciascuna debita a qualsivoglia peccato, senza pericolo di fallare della metá per dir poco; poiché neanco un tal confessore, vedendo in scritto e considerando piú giorni, potrebbe far un bilancio