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libro quarto - capitolo iv 145

quando soffiò verso li discepoli e diede loro lo Spirito Santo dicendo «che saranno rimessi li peccati a quelli a chi essi li rimetteranno e ritenuti a quelli a chi li riteniranno» [ordinò il sacramento della penitenza]. Era considerato che il battesmo prima fu usato da’ giudei per mondizia legale, poi da san Gioanni applicato per preparazione di andar al Messia venturo, e finalmente da Cristo con espresse parole e chiare instituito sacramento per remissione de’ peccati e ingresso nella Chiesa, ma ordinando che si ministrasse in nome del Padre, Figlio e Spirito Santo. Parimente [l’eucaristia] esser stato un postcenio instituito dagli ebrei nella cattivitá babilonica con pane e vino, per ringraziamento e memoria dell’uscita di Egitto, mentre che per esser fuori della terra di promissione non potevano mangiare l’agnello della Pasca: il qual rito imitando Cristo nostro Signore, instimi un’eucaristia per render a Dio grazie della universale liberazione del genere umano, e in memoria di lui che ne fu l’autore con lo spargimento del sangue. E con tutto che fossero simili riti giá in uso, se ben per altri fini, come è detto, nondimeno la Scrittura esprime tutte le singularitá di quelli. Ora che Cristo volesse introdur un rito di confessar ad un uomo li peccati suoi in singolare con tanta esattezza, di che non era uso alcuno simile, e volesse esser inteso con parole, da quali per sola molto inconnessa consequenza si potesse cavare, anzi non senza molte lontanissime consequenze, come si faceva dal concilio, pareva maravigliosa cosa. Ed era anco in maraviglia perché, stante l’instituzione per il verbo di «rimettere», non fosse usata per forma: «ti rimetto li peccati», piú tosto che: «ti assolvo». Aggiongevano altri che se per quelle parole è instituito un sacramento dell’assoluzione con la forma: absolvo te per chi viene assoluto; per necessitá inevitabile convien dire che sia instituito o un altro o quell’istesso per chi è legato, nel quale sia parimente necessaria questa forma: ligo te, non potendosi capire come la medesima autoritá di assolvere e legare, fondata sopra le parole di Cristo in tutto simili, ricerchi nell’assolvere la prononcia delle parole: absolvo te,

e quella di legare non richieda la prononcia delle parole:


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - ii 10