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libro quarto - capitolo iii 125


quinto li chierici secolari secondo le promozioni loro, in sesto li regolari secondo li loro ordini; che le congregazioni fossero fatte due volte al dí, la mattina da quattordici ore sino a diciassette, il dopo pranzo da venti sino a ventitré. Li articoli della riforma furono formati quindici, li quali corrispondono alli capi che poi furono stabiliti, eccetto il decimoquinto, nel quale si proponeva di statuire che non si potessero dare benefici in commenda se non a persona che avesse la medesima etá ricercata dalla legge a chi debbe averlo in titolo; il qual articolo, quando di lui si parlò, fu facilmente posto in silenzio, come quello che impediva molti prelati dal rinonciar li benefici a’ nepoti.

Il pontefice, qual (come s’è detto) scrisse lettere alli svizzeri cattolici invitandoli al concilio, continuò sempre per mezzo degli uffici di Gerolemo Franco suo ambasciatore a far la stessa instanza; nel che anco era aiutato da Cesare. In contrario operava il re di Francia per mezzo di Morleo Musa suo ambasciatore, aiutato dal Vergerio, il quale, come conscio delli secreti e fini romani, li sumministrò il modo di persuader quella nazione, e scrisse anco un libro in questa materia: sí che nella dieta di Bada, che in allora si tenne, non solo li svizzeri evangelici, ma li cattolici ancora restarono di non mandar alcuno; e li grisoni, per li avvertimenti del Vergerio entrati in suspetto che il pontefice macchinasse cosa di loro pregiudicio, chiamarono Tomaso Pianta vescovo di Coira, che giá era nel concilio.

In Trento furono sollecitate le congregazioni de’ teologi, da’ quali se ben si parlò con l’ordine delli dodici articoli proposti, fu nondimeno trattata tutta la materia della penitenza, non solo secondo che li scolastici, ma anco come li canonisti la trattano, seguendo Graziano che ne fece una questione, per la longhezza sua divisa poi in sei distinzioni. E l’esser stato dalli presidenti prescritto il modo di dedur e provar le conclusioni per li cinque luochi sopraddetti non fece evitare la prolissitá e superfluitá, e le inutili e vane questioni, anzi diede occasione a maggiori abusi. Poiché parlando scolasticamente