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72 l'istoria del concilio tridentino


fu seguito a Genéva, Costanza e altri luochi circonvicini; e in Argentina, fatta una pubblica disputa, per pubblico decreto fu proibita la messa, sin tanto che li defensori di quella mostrassero che fosse culto grato a Dio; non ostante che dalla camera di Spira li fosse fatto una grande e longa rimostranza, che non solo ad una cittá, ma neanco a tutti gli ordini dell’Imperio fosse lecito far innovazione de riti e dottrina, essendo ciò proprio d’un concilio generale o nazionale.

In Italia ancora, essendo questi due anni senza papa, senza corte romana, e parendo che le calamitá di quelli fossero esecuzione d’una sentenzia divina contra quel governo, molte persone s’accostarono alla riforma; e nelle case private in diverse cittá, massime in Faenza terra del papa, si predicava contra la chiesa romana e cresceva ogni giorno il numero di quelli che gli altri dicevano luterani, ed essi si chiamavano evangelici.

L’anno seguente 1528 l’esercito francese fece gran progresso nel regno di Napoli, occupatolo quasi tutto; il che costrinse i capitani imperiali a condur l’esercito fuori di Roma molto diminuito, parte per quelli che carichi di preda la vollero condur in sicuro, e parte per la peste che causò in loro gran mortalitá. Li collegati facevano grand’instanzia al pontefice che, essendo Roma liberata per necessitá e non per volontá dell’imperatore, non avendo piú bisogno di temporeggiar con lui, in quell’occasione si dechiarasse congionto con loro e procedesse contra lui con le arme spirituali, e lo privasse del regno di Napoli e dell’Imperio. Ma il papa, cosí per esser stanco dalli travagli, come anco perché, restando li collegati superiori, averebbono mantenuto la libertá di Fiorenza, il governo della quale egli piú desiderava di ricuperare che di vendicarsi delle ingiurie ricevute da Carlo, fece risoluta deliberazione di non esserli contrario, anzi di congiongersi con lui la prima occasione per ricuperar Fiorenza: la quale certo era che se il re di Francia e li veneziani fossero restati superiori in Italia, averebbero voluto mantener in libertá.

Tenendo nondimeno questo per allora nel petto suo, si scusò