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libro primo - capitolo iii 65


ficarli il tutto, acciocché sovvengano alla cristianitá cadente e si adoperino a divertir il pontefice da cosí perniciosa deliberazione, nella qual se persevererá immobile, lo esortino alla convocazione del concilio; a che quando non voglia condescendere, secondo l’ordine della legge, ricerca Loro Paternitá reverendissime ed il sacro collegio che, negando o differendo il pontefice la convocazione, debbino convocarlo essi, servato il debito ordine; perché se essi negheranno di concederli questa giusta dimanda, o differiranno piú di quello che sia conveniente, egli provvederá con l’autoritá imperiale, usando li rimedi giusti e opportuni.

Fu presentata questa lettera a’ 12 di decembre nel concistorio, ed insieme anco fu presentato nel medesimo luogo al pontefice un duplicato della lettera che fu consegnata al noncio in Granata. Furono immediate stampate in diversi luoghi di Germania, Spagna e Italia tutte queste lettere, e n’andarono per mano degli uomini molti esemplari. Le persone che, se ben osservano li accidenti del mondo, non sono però di molta capacitá, e sogliono viver e regolarsi dagli esempi d’altri e massime delli grandi, e che per le demostrazioni fatte da Carlo contra i luterani, cosí in Vormazia come in altre occasioni, a favor del pontificato, tenevano che per religione e conscienzia Carlo favorisse la parte del papa, veduta la mutazione dell’imperatore, restarono pieni di scandolo, massime per quel che diceva aver otturato orecchie alle oneste preghiere di Germania per far piacere al pontefice. E li ben intendenti ebbero opinione che quella Maestá non fosse stata ben consegnata a divulgar un tanto arcano e dar occasione al mondo di credere che la riverenza dimostrata verso il papa era un’arte di governo, coperta di manto della religione. E oltre ciò aspettavano che per quelle lettere si dovesse veder qualche gran risentimento del pontefice, avendo l’imperatore toccati due grand’arcani del pontificato: l’uno, appellando dal papa al futuro concilio contra le constituzioni di Pio e Giulio

secondi, l’altro, avendo invitato li cardinali a convocar concilio, in caso della negativa data o dilazione interposta dal


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