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libro primo - capitolo iii 59


Ma in Italia Clemente, che aveva passato tutto l’anno inanzi in perplessitá e timori, parendogli di veder Carlo ora armato in Roma per occupar lo stato ecclesiastico e racquistare la possessione dell’imperio romano, occupato con arti da’ suoi predecessori, ora di vederlo in un concilio a moderare l’autoritá pontificia nella Chiesa, senza di che ben vedeva esser impossibile diminuire la temporale; e sopra tutte le cose aveva concetto un mal presagio che tutti li ministri, mandati in Francia per trattar con la madre del re e col governo, erano nel viaggio periti; finalmente nell’uscir del marzo di quest’anno respirò alquanto, intendendo che il re, liberato, era tornato in Francia. Mandò in diligenzia a congratularsi con lui [Capino da Capo] ed a concluder la confederazione contra l’imperatore; la qual poiché fu stabilita in Cugnac il 22 maggio tra sé, quel re e li prencipi italiani con nome di lega santissima, e assolto il re dal giuramento prestato in Spagna per osservazione delle cose convenute, liberato dal timore, affetto che lo dominava molto, parendogli d’esser in libertá, ed irritato sommamente perché non solo in Spagna e in Napoli erano pubblicate ordinazioni in pregiudicio della corte romana, ma, quel che piú gli premeva, in quei giorni un notaro spagnolo ebbe ardire di comparir in rota pubblicamente e far comandamento, per nome di Cesare, a due napolitani che desistessero di litigar in quell’auditorio; venne in risoluzione di far palese l’animo suo per dar cuore alli collegati. E scrisse a Carlo, sotto il 23 giugno, un breve assai longo in forma d’invettiva, dove commemorati li benefici fattigli da sé, cosí essendo Cardinal come dopo nel pontificato, e li partiti grandi che aveva recusato da altri prencipi per star nella sua amicizia, vedendo di esser mal rimeritato e non esserli corrisposto né in benevolenza né meno in osservazione delle promesse, anzi in contrario esserli data molta materia di suspizione e fatte molte offese, con eccitamento di nove guerre in Italia e altrove, le qual tutte ancora commemorò particolarmente, imputando all’imperatore la colpa di tutti i mali, e mostrando

che in tutto la dignitá pontificale fosse lesa; e passando anco