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46 l'istoria del concilio tridentino


l’ordine ecclesiastico, reducendola a cento capi, che per ciò chiamarono Centum gravamina: li quali, perché il nuncio, col quale erano stati conferiti, si partí prima che fossero distesi, mandarono al pontefice con una quasi protesta di non voler né poterli tollerar piú, e di esser dalla necessitá ed iniquitá costretti a cercar di liberarsene con ogni industria per le piú comode vie che potessero.

Longo sarebbe esprimer il contenuto: ma in somma si querelavano del pagamento delle dispense ed assoluzioni, delli danari che si cavavano per indulgenze, delle liti che si tiravano in Roma, delle reservazioni de benefici e altri abusi di commende ed annate, della esenzione degli ecclesiastici nelli delitti, delle scomuniche ed interdetti ingiusti, delle cause laiche con diversi pretesti tirate all’ecclesiastico, delle gran spese nelle consegrazioni di chiese e cimiteri, delle penitenzie pecuniarie, delle spese per aver i sacramenti e la sepoltura. Li qual tutti riducevano a tre principali capi: al mettere in servitú li popoli, spogliarli de’ danari ed appropriarsi la giurisdizione del magistrato secolare.

A’ 6 di marzo fu fatto il recesso con li precetti contenuti nella risposta al nuncio, e fu poco dopo ogni cosa stampata; cosí il breve del papa come anco la instruzione del nuncio, le risposte e repliche e li cento gravami, e furono divulgati per Germania, e di lá passarono ad altri luoghi ed anco a Roma.

Dove la aperta confessione del pontefice, che dalla corte romana ed ordine ecclesiastico venisse l’origine d’ogni male, non piacque, e generalmente non fu grata alli prelati; parendo che fosse con troppo ignominia e che dovesse renderli piú odiosi al secolo e potesse esser causa anco di farli sprezzare dalli popoli; anzi dovesse farli luterani piú audaci e petulanti. E sopra tutto premeva il vedere aperta una porta, dove per necessitá sarebbe introdotta o la tanto aborrita moderazione de’ comodi loro, o vero convinta la incorriggibilitá. E quelli

che scusavano piú il pontefice, l’attribuivano alla poca cognizion sua delle arti con quali si mantiene la potenzia pontificia