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CAPITOLO X

(febbraio-marzo 1547).

[L’imperatore depone l’arcivescovo elettore di Colonia. — Morte di Enrico VIII.— Il decreto di riforma viene discusso in congregazione.— Obbiezioni alla clausola: «salva in tutto l’autoritá apostolica».— Dispute sulle qualitá dei vescovi e curati, sulla residenza, sull’includere nel decreto i cardinali. — Sessione settima: canoni dei sacramenti, del battesimo e della confermazione. — Decreto di riforma degli abusi. — Ricevute segrete istruzioni da Roma per la traslazione, i legati, approfittando di un’epidemia scoppiata a Trento, propongono al concilio che si deliberi il trasferimento. — Vivace opposizione dei prelati imperiali, disposti soltanto ad una sospensione. — Sessione ottava: si vota la traslazione a Bologna. — I dissidenti rimangono a Trento. — Morte di Francesco I.]

Ma in Germania essendo accomodate con Cesare gran parte delle cittá attorno il Reno, e avendo anco l’elettore palatino fatti desistere li ministri, da lui introdotti, dal passar piú oltre, vedendo l’imperator occasione di poter escludere l’arcivescovo di Colonia, mandò doi commissari, facendo ridur tutti gli ordini acciocché l’abbandonassero e ricevessero per vescovo e principe Adolfo coadiutore, e li rendessero obedienzia e giurassero fedeltá. Gli ecclesiastici furono pronti a farlo, per le cause altre volte dette. La nobiltá e li ambasciatori delle cittá ricusarono, con dire di non poter abbandonare il principe a cui avevano giurato. Il duca di Cleve, avendo li suoi stati vicini, si interpose; mandò all’arcivescovo, e fece che vi andassero anco i primi della nobiltá, per pregarlo di trovar modo come tutto lo stato non fosse dissoluto, con danno estremo delli populi vicini. L’arcivescovo mosso a compassione, per non metter una guerra in quel dominio, e acciò il populo innocente non patisse, generosamente renonciò


Sarpi, Istoria del Concilio Tridentino - i 27