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396 l'istoria del concilio tridentino


insieme con quell’altra di primaria e secondaria intenzione, erano metafisiche e chimeriche, poiché le parole dell’Evangelio sono dette in termini assoluti, non soggette a cavilli né a glosse che distruggono il testo. Che Dio per Moisé e san Paulo nel proibir la musarola intendono che non sia negato l’alimento all’animal affamato, ma che non sia concesso al satollo di riempirsi superfluamente. Che non si può pretender povertá dell’ordine clericale, avendo non solamente competenti, anzi anco abbondanti entrate; ma l’abuso essere che li rettori delle chiese non fanno residenzia nei benefici, e pur vogliono per sé tutti li frutti, e affittano anco li incerti a poveri pretucci, li quali sono sforzati a vender tutto per vivere. Doversi piuttosto provvedere che tutti resedano nel suo beneficio, che averanno di che vivere e abbondare, e non usaranno vender li sacramenti ecclesiastici. E con questa occasione tornavano a dilatarsi sopra la residenza e sopra li beni che sarebbono seguiti dechiarandola de iure divino; soggiongendo poi che, se pur qualche beneficio curato è tenue, se gli provegga con l’unione d’altri benefici semplici; e quando non vi sia altro modo, si procuri che il populo li dia da viver. Esser meglio e grato a Dio il confessar l’error passato e rimediarlo, piú tosto che defenderlo e perseverar in quello. E il Cardinal del Monte, che del rimanente pareva a tutti poco inclinato a riformazione, in questo nondimeno sentiva vivamente per questa parte; e a quelli che allegavano l’autoritá di Innocenzo III e del concilio generale rispondeva che facevano gran torto a quel pontefice e a quei padri ad attribuirli che defendessero un tanto abuso, e mostravano la loro ignoranza, imperocché, leggendo li tre capi del medesmo concilio precedenti inanzi, averebbono veduto chiaro l’intenzione, e come quei padri proibirono ogni esazione, condannando anco la consuetudine in contrario; e in quel capitolo non si approvano le consuetudini di dar alcuna cosa per il ministerio de’ sacramenti, ma le altre lecite e oneste introdotte a favor delle chiese, come le decime, primizie, oblazioni solite a farsi all’altare, porzioni canoniche e altre tali lodevoli usanze, allegando che cosí era inteso il capitolo da Bartolo e da Romano.