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362 l'istoria del concilio tridentino


mesi continui, perda la quarta parte delle entrate: e se persevererá stando assente per altri sei mesi, ne perdi un altro quarto: e crescendo la contumacia, il metropolitano, sotto pena di non poter entrar in chiesa, fra tre mesi debbe denonciarlo al pontefice, il qual per la sua suprema autoritá potrá dar maggior castigo e provveder alla chiesa di pastor piú utile. E se il metropolitano incorrerá in simil fallo, il suffraganeo piú vecchio sia tenuto denonciarlo.

II. Ma gli altri inferiori ai vescovi, tenuti a resedere o per legge o per consuetudine, siano a ciò costretti dalli vescovi, annullando ogni privilegio che esenti in perpetuo dalla residenza; restando in vigore le dispense concesse per tempo, con causa ragionevole e vera, provata inanzi l’ordinario; dovendo però il vescovo, come delegato della sede apostolica, aver carico che sia atteso alla cura delle anime da vicario idoneo, con porzione conveniente dell’intrate, non ostante qualunque privilegio o esenzione.

III. In oltre, che nessun chierico secolare per privilegio personale, o regolare abitante fuori del monasterio, per privilegio dell’ordine suo, sia esente, sí che non possi esser punito fallando, e visitato e corretto dall’ordinario.

IV. Similmente, che li capitoli delle cattedrali e altre collegiate, in virtú de esenzioni o consuetudini o giuramenti e patti, non possino liberarsi dalla visita de’ suoi vescovi e altri prelati maggiori, sempre che fará bisogno.

V. In fine ordinava che nessun vescovo, con pretesto di privilegio, possi esercitar atti pontificali nella diocesi d’un altro, se non con licenzia di quello, e sopra li suoi soggetti solamente.

E fu deputato il giorno della session seguente a’ 3 di marzo.

In Roma il decreto della fede non diede materia alcuna di parlare, non riuscendo novo, cosí perché era stato veduto ed esaminato pubblicamente, come s’è detto, e, poiché giá a tutti era noto che s’avevano a dannar tutte le opinioni tedesche, era stato prima veduto e approvato. Ma li vescovi di-