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libro primo - capitolo i 29


ficie e le dottrine scolastiche, perché cosí tenevano certo non solo di defender la loro, ma anco che ella dovesse esser sola approvata. Ma un concilio che procedesse come [si] era fatto per ottocento anni inanzi, non lo volevano, e si lasciavano intendere di non remettersi a quel giudicio. E Martino usava di dire che in Vormazia fu troppo pusillanime, e che era tanto certo della sua dottrina, che come divina non voleva manco sottometterla al giudicio degli angeli, anzi che con quella egli era per giudicare gli uomini e gli angeli tutti. Li principi ed altri governatori de’ paesi, non curando molto quello che il concilio dovesse risolvere intorno alla dottrina, lo desideravano tale che potesse redurre li preti e frati al loro principio, sperando che per quel mezzo ad essi dovessero tornar li regali e le giurisdizioni temporali, che con tanta abbondanzia ed ampiezza erano passate nell’ordine ecclesiastico. E però dicevano che vano sarebbe far un concilio dove soli li vescovi ed altri prelati avessero voto deliberativo, perché essi dovevano essere riformati, ed era necessario che altri ne avessero il carico, quali dal proprio interesse non fossero ingannati e costretti a risolvere contra il ben comune della cristianitá. Quelli del populo ancora, che avevano qualche cognizione delle cose umane, desideravano moderata l’autoritá ecclesiastica, e che non fossero cosí aggravati li miseri popoli con tante esazioni sotto pretesto di decime, limosine e indulgenzie, né oppressi dalli officiali de’ vescovi sotto pretesto di correzioni e di giudicii. La corte romana, parte principalissima, desiderava il concilio in quanto avesse potuto restituir al pontefice l’obedienzia che li era levata, e approvava un concilio secondo le forme nelli prossimi secoli usate; ma che quello avesse facoltá di riformar il pontificato e di levare quelle introduzioni da quali la corte riceveva tali emolumenti e per quali colava in Roma gran parte dell’oro della cristianitá, questo non piaceva loro. Il pontefice Leone, angustiato da ambedue le parti, non sapeva che desiderare. Vedeva che ogni giorno l’obedienza andava diminuendosi e li popoli intieri separandosi da lui, e ne desiderava il

rimedio del concilio; il quale quando considerava dover esser