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306 l'istoria del concilio tridentino


II. La fede che giustifica è la fiducia per quale si crede li peccati esser rimessi per Cristo, e li giustificati sono tenuti a credere certamente che gli siano rimessi li peccati.

III. Per la sola fede possiamo comparer inanzi a Dio, il qual né cura, né ha bisogno di opere. La sola fede fa puri e degni di ricever l’eucaristia, credendo di dover in quella recever la grazia.

IV. Gli uomini che fanno cose oneste senza lo Spirito Santo, peccano, perché le fanno con cor empio, ed è peccato osservar li precetti di Dio senza fede.

V. La ottima penitenzia è la vita nova, né è necessaria la penitenzia della vita passata. E la penitenzia delli peccati attuali non dispone a ricever la grazia.

VI. Nessuna disposizione è necessaria alla giustificazione, né la fede giustifica perché disponga, ma perché è il mezzo o l’istromento con che s’apprende e si riceve la promessa e la grazia divina.

VII. Il timor dell’inferno non giova per acquistar la giustizia, anzi nuoce ed è peccato, e fa li peccatori peggiori.

VIII. La contrizione, che nasce dalla discussione, rammemorazione e detestazione dei peccati, ponderando la gravitá, moltitudine e bruttezza di quelli, o vero la perdita della beatitudine eterna e l’acquisto della perpetua dannazione, fa l’uomo ipocrita e maggiormente peccatore.

IX. Li terrori, con quali sono spaventati li peccatori internamente da Dio, o esternamente dalli predicatori, sono peccati, sin tanto che siano superati dalla fede.

X. La dottrina delle disposizioni distrugge quella della fede, e leva la consolazione alle conscienze.

XI. La sola fede è necessaria, le altre cose non sono né comandate né proibite, né vi è altro peccato se non la incredulitá.

XII. Chi ha la fede, è libero dai precetti della legge, e non ha bisogno di opere per esser salvo, perché la fede dona tutto abbondantemente, e sola adempisce tutti li precetti, e nessun’opera del fedele è tanto cattiva che possi accusarlo o condannarlo.