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libro secondo - capitolo v 301


voluto loro significare, acciò congiongessero seco i loro voti, e rendessero alla chiesa romana il pristino onore, e li somministrassero aiuti in una causa tanto pia.

Ma Cesare mostrava di pigliar la guerra non per causa di religione, anzi per rispetti di stato, e perché alcuni li negavano l’obedienza, macchinavano contra di lui con forestieri, e ricusando ubidire alle leggi usurpavano le possessioni d’altri, massime ecclesiastiche, procurando di far ereditari li vescovati e abbazie; ché avendo provato egli diverse vie di piacevolezza per ridurli, s’erano sempre fatti piú insolenti.

Li protestanti dall’altro canto procuravano far manifesto al mondo che tutto nasceva dalle instigazioni del pontefice e del concilio tridentino; raccordavano a Cesare li capitoli giurati da lui in Francfort quando fu creato imperatore, e protestavano dell’ingiuria. Ma molti delli medesmi protestanti si tenevano dalla parte di Cesare, non potendo credere che vi fossero altri rispetti che di stato; e l’arcivescovo di Colonia, del quale si è detto di sopra che, se ben sentenziato e privato dal papa, nondimeno continuava nel suo governo e aveva l’ubedienzia de’ populi, seguiva la parte di Cesare, il quale lo riconosceva ancora per elettore e arcivescovo. Li scrisse ricercandolo che nessuno delli suoi sudditi militasse contra di lui; nel che anco l’arcivescovo si adoperò sinceramente. Il che vedendo l’elettor di Sassonia e il langravio, fecero un pubblico manifesto sotto i 15 di luglio, mostrando che quella guerra era presa per causa della religione, e che Cesare copriva la sua mente con pretesto di vendicare la rebellione d’alcuni pochi, per separar li confederati l’uno dall’altro, e opprimerli tutti a poco a poco. Allegavano che Ferdinando e il Granvella e altri ministri di Cesare avevano attribuita questa guerra all’esser sprezzato il concilio; rammemoravano la sentenzia del pontefice contra l’elettor di Colonia; aggiongevano che li prelati di Spagna non contribuirebbono tanti denari delle proprie entrate per altra causa. Mostravano che del rimanente non poteva Cesare pretender alcuna cosa contra di loro.