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libro secondo - capitolo v 297


la dottrina, riti, ceremonie e costumi vecchi. Laonde poteva il concilio ordinare quello che giudicava vero e utile alla repubblica cristiana. Disse di piú aver il re conosciuto quanto sia proficuo alla cristianitá aver per capo il vescovo romano: onde, ancorché tentato e invitato con utilissimi partiti a seguitar l’esempio d’un altro, non ha voluto partirsi dal suo parere, e perciò ha perduto l’amicizia de’ suoi confinanti, con qualche danno. Che subito intesa la convocazione di concilio, inviò alcuni delli suoi vescovi, e dopo che vidde farsi da dovero ed esser stabilita l’autoritá con piú sessioni, ha voluto mandar esso oratore per assisterli, procurando da loro che statuiscano una volta e pubblicamente propongano la dottrina che tutti li cristiani debbino professare in ogni luoco, e che indirizzino la disciplina ecclesiastica alla norma dei sacri canoni, promettendo che il cristianissimo re fará osservar il tutto nel suo imperio, e averá patrocinio e difesa dei decreti del concilio. Aggionse poi che, essendo cosí grandi li meriti dei re di Francia, li siano conservati li privilegi concessi dalli antichi Padri e dalli sommi pontefici, de’ quali fu in possessione Lodovico Pio e tutti gli altri re di Francia seguenti, e che siano confermate alle chiese di Francia, de quali egli è tutore, le sue ragioni, privilegi e immunitá: il che se il concilio fará, tutti li francesi lo ringraziaranno, e li padri non si pentiranno d’averlo fatto.

Fu per nome della sinodo risposto da Ercole Severolo, procurator del concilio, con brevi parole, ringraziando il re, mostrando che la presenza dell’ambasciatore li fosse gratissima, promettendo d’attender con ogni studio allo stabilimento della fede e alla riforma de’ costumi, e offerendo ogni favore al regno e alla chiesa gallicana.

Ma li decreti della sessione, usciti in stampa e andati in Germania, diedero materia di parlare. Dicevasi che superfluamente si era trattato dell’impietá pelagiana, giá piú di mille anni dannata da tanti concili e dal comune consenso della Chiesa; e pur quando l’antica dottrina fosse confermata, potersi tollerare aversi ben, conforme a quella, proposta la vera