Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/296

290 l'istoria del concilio tridentino


l’autoritá della Chiesa presente che della primitiva: se il consenso di quella nelli tempi suoi indusse a parlar senza eccezione, il consenso di questa, che si vede nel celebrar la festa per tutto, debbe indur a non tralasciarla.

Li legati scrissero a Roma la mirabil concordia di tutti contra la dottrina luterana e la deliberazione presa di condannarla, e mandarono copia delli anatematismi formati, avvisando insieme la contenzione eccitata per la Concezione. A che da Roma fu risposto che per nessuna causa si mettesse mano a quella materia, che poteva causare un scisma tra’ cattolici, ma cercassero di metter pace tra le parti e dar sodisfazione ad ambedue; e sopra tutto conservar in vigore il breve di Sisto IV. Li legati, ricevuto l’ordine, ed essi medesimi e per mezzo delli prelati piú prudenti persuasero ambe le parti a deporre le contenzioni e attender unicamente contra luterani; quali si contentarono di metter il tutto in silenzio, mentre che non fosse fatto pregiudicio all’opinione sua. Però li francescani dicevano che il canone era contra di loro, se la Vergine non era eccettuata; li dominicani che, se era eccettuata, essi erano condannati. Si vide necessitá di trovar modo come si dechiarasse non compresa né affermativamente eccettuata; che fu, dicendo non aver avuto intenzione di comprenderla, né meno di eccettuarla. Poi per la grand’instanza de’ francescani si contentarono anco gli altri, che si dicesse solamente non aver avuto intenzione di comprenderla: e per ubidir al papa s’aggionse che si servassero le constituzioni di Sisto IV.