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libro secondo - capitolo ii 231


fastoso e che protraeva il tempo, poiché averebbe convenuto mandar a Venezia per farne la forma, non essendo in Trento artefice sufficiente per un’opera tale; soggiongendo che s’averebbe pensato meglio dopo, e che era necessario spedir le lettere allora; che si poteva fare col nome e sigillo del primo legato. Il rimanente fu rimesso alla seguente congregazione.

Nella quale parlandosi sopra li due ponti giá proposti, per il primo essendo due opinioni: una, che il decreto fosse formato e pubblicato, l’altra, che non era ben ubligarsi con decreto, ma conservarsi in libertá per poter deliberar secondo le opportunitá, si prese la via di mezzo di far menzione solamente che la sinodo era congregata principalmente per quelle due cause, senza passar più inanzi. Ma quanto al secondo ponto, sentiva la maggior parte che, essendo congregati per dannar l’eresia luterana, conveniva seguir l’ordine della loro confessione; il qual parere fu da altri contradetto, perché sarebbe un seguire li colloqui tenuti in Germania, che era un abbassar la dignitá del concilio; e perché essendo li doi primi doi capi della confessione augustana, uno della Trinitá, l’altro dell’Incarnazione, nelli quali vi era concordia in sostanza, ma espressi con novo modo e inusitato nelle scuole, quando fossero approvati quelli, se gli sarebbe data riputazione e fatto pregiudicio al condannar li seguenti; e quando s’avesse voluto, non approvandoli né dannandoli, parlarne non con li termini di quella confessione, ma con li scolastici o con altri, portava pericolo d’introdur nove dispute e novi scismi. Alli legati, che non miravano se non di portar il tempo inanzi, piaceva sentir le difficoltá, e studiosamente le nodrivano, dando destramente fomento ora all’uno ora all’altro.