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228 l'istoria del concilio tridentino


mano in mano, con preveder anco li casi quanto sará possibile. E poiché per molte lettere avevano scritto esservi molti poveri vescovi andati al concilio sotto la speranza e le buone promesse di Sua Santitá e del Cardinal Farnese, lo replicarono anco allora, aggiongendo che non si pensasse di trattarli cosí alla domestica in Trento come in Roma, dove non avendo alcuna autoritá stanno umili e soggetti; perché quando sono al concilio, pare loro dover esser tutti stimati e mantenuti. Il che quando non si pensi di fare, sará meglio pensar di non averli in quel luoco, che averli mal satisfatti e disgustati: concludendo che quella impresa non si poteva condur a buon fine senza diligenzia e senza spendere.

Parerebbe maraviglia ad ognuno che il pontefice, persona prudentissima e versata nei maneggi, in tanto tempo, a tante instanze delli suoi ministri, non avesse dato risposta a due particolari cosí importanti e necessari: ma la Santitá sua fondava poco sopra il concilio: tutti li suoi pensieri erano volti alla guerra che il Cardinal Farnese aveva trattato con l’imperatore l’anno inanzi, e non si poteva contenere che non ne facesse dimostrazione; né l’imperatore richiedeva progresso di concilio, per li fini del quale allora bastava che restasse aperto.

Ma li prelati, che volevano incominciar dalla riforma e lasciar a dietro li dogmi, aiutati dalli ministri imperiali, attesero a tirar nel voto suo gli altri; cosa che fu assai facile, per esser la riforma universalmente desiderata e poco creduta; e moltiplicarono tanto in numero, che li legati si trovarono confusi. Onde per loro stessi e per mezzo degli aderenti fecero diversi uffici privati, e finalmente nella congregazione dei 22, tutti tre, un dopo l’altro, si posero a sbatter li fondamenti che si allegavano in favor della riforma. Fece grand’impressione una ragione tratta dalla proposta di Cesare nella dieta di Vormes il maggio passato, quando disse che si stasse a vedere che progresso faceva il concilio nelle definizioni dei dogmi e nella riforma; che non ne facendo alcuno, intimeria un’altra dieta, dove le differenzie nella religione si accordassero e li abusi