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libro secondo - capitolo ii | 211 |
quenzia era notata da tutti. Ma le persone intelligenti comparavano, come sentenzia santa ad una empia, quelle ingenue e
verissime parole delli legati, «che senza una buona recognizione interna in vano s’invocarebbe lo Spirito Santo», col
detto del vescovo tutto contrario, «che senza di quella anco
sarebbe dallo Spirito Santo aperta la bocca, restando il cuore
pieno di spirito cattivo». Era stimata arroganza l’affirmare che
errando quei pochi prelati, la Chiesa tutta dovesse fallare,
quasi che altri concili di settecento vescovi non abbiano errato,
ricusando la Chiesa di ricevere la loro dottrina. Aggiongevano
altri questo non esser conforme alla dottrina de’ pontefici che
non concedono infallibilitá se non al papa, e al concilio per
virtú della conferma papale. Ma l’aver comparato il concilio al
caval di Troia, che fu macchina insidiosa, era notato d’imprudenza e ripreso d’irreverenza. L’aver ritorto le parole della
Scrittura che Cristo, e la dottrina sua, luce del Padre, è venuto al mondo, e gli uomini hanno preferito le tenebre alla
luce, facendo che il concilio, o sua dottrina, sia la luce del
papa apparsa al mondo, che se non fosse ricevuta si dovesse
dire: «Gli uomini hanno amato piú le tenebre che la luce»,
era stimata una biastema; e si desiderava almeno non fossero
prese le parole formali della divina Scrittura, per non mostrar
cosí apertamente di vilipenderla.
Ma in Trento, fatta l’apertura, non sapevano ancora né li prelati né li legati medesimi che cosa si dovesse trattare, né che modo si dovesse servare. Per il che, dando conto delle cose fatte inanzi e in quella, scrissero li legati a Roma una lettera degna di esser reportata in tutte le sue parti. Prima dicevano aver statuito la seguente sessione al giorno dopo l’Epifania, come termine da non poter esser tassato né di soverchia prolongazione né di troppa brevitá, acciocché fra tanto potessero esser avvisati come doveranno governarsi nelle altre sessioni; sopra che desideravano aver lume. E perché potrebbono esser interpellati ad ogn’ora di diverse cose, le quali non avessero spacio di avvisare e aspettar risposta, ricercavano che se li mandasse un’instruzione piú particolare