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libro secondo - capitolo i | 191 |
sí come Sua Santitá lodava l’usare prima la via della dolcezza, cosí reputava necessario mostrare con effetti che dopo
quella sarebbe seguita la forza armata. Gli offerí per questo
effetto concessione di valersi di parte delle entrate ecclesiastiche di Spagna e vendere vassallaggi di quelle chiese, di
sovvenirlo de danari propri e di mandarli d’Italia in aiuto
dodicimila fanti e cinquecento cavalli pagati, e far opera che
dagli altri principi d’Italia fossero parimenti mandati altri
aiuti, e mentre facesse quella guerra, procedere con arme
spirituali e temporali contra qualunque tentasse molestar li
stati suoi. Espose anco Farnese all’imperatore il tentativo del
viceré di Napoli di voler mandar quattro procuratori per nome
di tutti li vescovi del Regno, con mostrarli che questo non
era né ragionevole né legittimo modo, né sarebbe stato con
reputazione del concilio: che se vescovi tanto vicini in numero
cosí grande avessero potuto scusarsi con la missione di quattro,
molto piú l’averebbe potuto far la Francia e la Spagna, e
s’averebbe fatto un concilio generale con venti vescovi. E pregò
l’imperatore a non tollerare un tentativo cosí contrario all’autoritá del papa e alla dignitá del concilio del quale è protettore,
pregandolo a darci rimedio opportuno. Trattò anco il cardinale sopra la promessa fatta per nome di Sua Maestá nella
proposta mandata alla dieta, cioè che per terminare le discordie
della religione, caso che il concilio non facesse progresso, si
farebbe un’altra dieta; e li mise in considerazione che, non
restando dalla Santitá sua, né dalli suoi legati e ministri, né
dalla corte romana che il concilio non si celebri e non facci
progresso, non poteva in alcun modo nel recesso intimare
altra dieta sotto questo colore. E inculcò grandissimamente
questo ponto, perché ne aveva strettissima commissione da
Roma, e perché il cardinale del Monte, uomo molto libero,
non solo gliene fece instanza a bocca, ma anco li scrisse
per nome proprio e delli colleghi, dopo che partí da Trento,
con apertissime parole: che questo era un capo importantissimo, al qual doveva tenire sempre fissa la mira e non se
ne scordar in tutta la sua negoziazione, avvertendo ben di non