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libro secondo - capitolo i 181


tere sino a quel tempo ricevute gli era convenuto servirsi con ingegno. Dimandarono anco una cifra per poter comunicar le cose di maggior momento. Le qual particolaritá, insieme con molte altre che si diranno, avendole tratte dal registro delle lettere del Cardinal del Monte, e servendo molto per penetrare l’intimo delle trattazioni, non ho voluto tacerle.

Essendo giá passato il mese di marzo, e spirato di tanti giorni il prefisso nella bolla del papa per dar principio al concilio, li legati, consegliandosi tra loro sopra l’aprirlo, risolsero di aspettar avviso da Fabio Mignanello, noncio appresso Ferdinando, di quello che in Vormazia si trattava, e anco ordine da Roma, dopo che il papa avesse inteso la venuta ed esposizione di don Diego; massime che li pareva vergogna dar un tanto principio con tre vescovi solamente. Al li 8 di aprile gionsero ambasciatori del re de’ romani, per ricever li quali fu fatta solenne congregazione. In quella don Diego voleva preceder il cardinale di Trento e sedere appresso li legati, dicendo che, rappresentando l’imperatore, doveva sedere dove averebbe seduto Sua Maestá. Ma per non impedire le azioni, fu trovato modo di stare che non appariva quale di loro precedesse. Li ambasciatori del re presentarono solo una lettera del suo principe; a bocca esplicarono l’osservanza regia verso la sede apostolica e il pontefice, l’animo pronto a favorir il concilio e ampie offerte; soggionsero che manderebbe il mandato in forma e persone piú instrutte.

Dopo questo, arrivò a Trento e a Roma l’aspettato avviso della proposta fatta in dieta il di 24 marzo dal re Ferdinando, che vi presedeva per nome dell’imperatore, e della negoziazione sopra di quella seguita: e fu la proposta del re che l’imperatore aveva fatta la pace col re di Francia per attendere a compor li dissidi della religione e proseguire la guerra contro turchi; dal quale aveva avuto promessa d’aiuti e dell’approbazione del concilio di Trento, con resoluzione d’intervenirvi o in persona o per suoi ambasciatori. Per questo stesso fine aveva operato col pontefice che l’intimasse di novo,

essendo stato per inanzi prorogato, e sollecitatolo anco a