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170 l'istoria del concilio tridentino


considerato il decreto fatto nella dieta, tanto a sé e alla sede apostolica pregiudiciale, restò maggiormente offeso, vedendo le speranze perdute e tanto diminuita l’autoritá e riputazione sua; e giudicava necessario risentirsi. E se bene dall’altro canto, considerato che la parte sua in Germania era indebolita, e fosse da’ suoi piú intimi consegnato a dissimulare, nondimeno finalmente essendo certo che, dechiarato apertamente contrario a Cesare, obbligava piú strettamente il re di Francia a sostentare la sua riputazione, si resolse incominciare dalle parole, per pigliar occasione di passar ai fatti che le congionture avessero portato.

E a’ 25 agosto scrisse una grande e longa lettera all’imperatore, il tenor della quale in sostanzia fu: che avendo inteso che decreti erano stati fatti in Spira, per l’ufficio e caritá paterna non poteva restare di dirli il suo senso, per non imitare l’esempio di Eli sacerdote, gravemente punito da Dio per la indulgenzia usata verso li figliuoli. Li decreti fatti in Spira essere con pericolo dell’anima di esso Cesare ed estrema perturbazione della Chiesa; non dovere lui partirsi dalli ordini cristiani, li quali, quando si tratta della religione, comandano che tutto debbia essere riferito alla chiesa romana; e con tutto ciò, senza tenire conto del pontefice, il qual solo per legge divina e umana ha autoritá di congregare concili e decretare sopra le cose sacre, abbia voluto pensare di far concilio generale o nazionale: aggionto a questo, che abbia concesso ad idioti ed eretici giudicare della religione, che abbia fatto decreti sopra i beni sacri e restituito agli onori li rebelli della Chiesa, condannati anco per propri editti. Volere credere che queste cose non siano nate da spontanea volontá di esso Cesare, ma da pernicioso conseglio de’ malevoli alla chiesa romana; e di questo dolersi, che abbia condesceso a loro. Essere piena la Scrittura d’esempi dell’ira di Dio contra li usurpatori dell’ufficio del sommo sacerdote: di Oza, di Datan, Abiron e Core, del re Ozia e d’altri; né essere sufficiente scusa dire

che li decreti siano temporari sino al concilio solamente, perché, se bene la cosa fatta fosse pia per ragione della persona