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162 | l'istoria del concilio tridentino |
un luoco piú dentro Italia, nondimeno per paterna caritá inchinò la propria volontá alle loro dimande, ed elesse Trento
per celebrarvi il concilio ecumenico al primo di novembre
prossimo, interponendo quel tempo, acciocché il suo decreto
potesse essere pubblicato e i prelati avessero spacio d’arrivare al luoco. Per il che per autoritá del Padre, Figliuolo e
Spirito Santo, e degli apostoli Pietro e Paulo, la qual esso
esercita in terra, col conseglio e consenso dei cardinali, levata
qualunque suspensione, intima il sacro ecumenico e general
concilio in quella cittá, luoco comodo e libero ed opportuno
a tutte le nazioni, da esser principiato al primo di quel mese,
proseguito e terminato: chiamando tutti li patriarchi, arcivescovi, vescovi, abbati e tutti quelli che per legge o privilegio hanno voto nei concili generali, e comandandoli in virtú
del giuramento prestato a lui ed alla sede apostolica, e per
santa obedienzia, e sotto le pene della legge e consuetudine
contra li inobedienti, che debbino ritrovarvisi; e se saranno
impediti, far fede dell’impedimento o mandare procuratori;
pregando l’imperatore, il re cristianissimo e li altri re, duchi
e principi d’intervenirvi, o, essendo impediti, mandar ambasciatori, uomini di gravitá e autoritá, e fare venire dalli suoi
regni e provincie li vescovi e prelati: desiderando questo piú
dalli prelati e principi di Germania, per causa de’ quali il concilio è intimato nella cittá desiderata da loro, acciocché si possi
trattare le cose spettanti alla veritá della cristiana religione, alla
correzione de’ costumi e alla pace e concordia dei popoli e principi cristiani, e alla oppressione delli barbari ed infideli.
Fu mandata da Roma immediate la bolla a tutti li principi: la quale poco opportunamente uscí, perché nel mese di luglio il re Francesco di Francia, denonciata la guerra a Cesare con parole atroci, e pubblicata ancora con un libro mandato fuora, la mosse tutt’in un tempo in Brabanzia, Lucemburgo, Ronciglione, Piemonte e in Artois.
Cesare, recevuta la bolla del concilio, rispose al papa non essere sodisfatto del tenore di quella; imperocché, non
avendo egli mai ricusato alcuna fatica né pericolo o ver spesa