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154 | l'istoria del concilio tridentino |
scovi e fece loro una longhissima esortazione. Prima, quanto
al modo del vivere, che si guardassero da ogni scandolo e
apparenzia di lusso, avarizia o vero ambizione; quanto alla
famiglia loro, sapessero che da quella il populo fa congettura
delli costumi del vescovo; che per custodir il loro gregge
dimorassero nelli luochi piú abitati della diocesi, e nelli altri
luochi avessero fedeli esploratori; visitassero le diocesi, conferissero li benefíci a uomini da bene e idonei, dispensassero
le rendite episcopali nei bisogni de’ poveri, fuggendo non solo
il lusso, ma il soverchio splendore; provvedessero de predicatori pii, dotti e discreti, e non contenziosi; procurassero che
la gioventú fosse ben instituita, vedendosi che li protestanti
per questo tirano a sé tutta la nobiltá. Redusse in scritto questa
orazione, e la diede a Cesare, alli vescovi e alli principi; il
che fu occasione alli protestanti di tassare insieme la risposta
data a Cesare e l’esortazione fatta alli prelati, allegando per
causa del motivo loro che, essendo pubblicato il scritto, parerebbe, dissimulando, che l’approbassero. Non piacque manco
alli cattolici la risposta data a Cesare, parendo che approvasse
le cose concordate nel colloquio.
Ma l’imperatore diede parte in pubblica dieta di tutto quello che sino allora era fatto, e comunicò le scritture del legato, e concluse che, avendo usato tutte le diligenzie possibili, non vedeva che altra cosa si potesse fare di piú fuor che deliberare se, salvo il recesso della dieta d’Augusta, si doveva recever gli articoli concordati in questa conferenza come cristiani, né metterli piú in disputa, almeno sino al concilio generale che presto si tenirá, come pareva anco esser opinione del legato; o vero, non facendosi il concilio, sino ad una dieta, dove però siano esattamente trattate tutte le controversie della religione.
Dalli elettori fu risposto, approvando indubitatamente per buono ed utile che li articoli accordati nel colloquio siano ricevuti da tutti sino al tempo del concilio, nel quale si potranno di novo esaminare; o vero, in difetto di quello, in un
concilio nazionale o in una dieta, dovendo questo servire ad