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148 l'istoria del concilio tridentino


innanzi gli occhi la concordia. I cattolici subito presero il punto, e assentendo a quello che gli altri proponevano, inferivano che conveniva avere per approvate tutte le cose in quella dieta passate, e avere per fermo e stabilito il decreto nel recesso promulgato, e portar inanzi la forma di reconciliazione in quella dieta incominciata. Li protestanti, conoscendo il disvantaggio loro proseguendo in quella forma, e il pregiudicio che gli averebbe inferito quel decreto, instavano per una nova forma, rimossi tutti li pregiudici. Dall’altro canto li cattolici, dovendosi rimovere ogni pregiudicio, dimandavano che fossero anco dalli protestanti purgati gli attentati, e fossero restituiti li beni delle chiese occupati. Replicarono li protestanti li beni non essere stati occupati, ma con la rinnovazione della buona dottrina riapplicati a quei usi legittimi e onesti a’ quali furono destinati nella prima instituzione, dalla quale avevano gli ecclesiastici degenerato; e però essere necessario prima decidere li ponti della dottrina, che parlare delli beni. E crescendo le contenzioni, Ferdinando concluse che s’instituisse una nova forma non pregiudiciale ad alcuno, e trattassero dottori d’ambe le parti in numero pari, e fosse lecito al pontefice mandarvi suoi nonci, e il colloquio fosse rimesso a principiarsi in Vormazia il 28 d’ottobre seguente, sotto il beneplacito di Cesare. Accettarono il decreto li protestanti, dechiarando che, quanto all’intervenire nonci, non repugnavano; ma bene non intendevano che fosse perciò attribuito alcuno primato al papa, né autoritá a loro.

Cesare confirinò il decreto e ordinò la reduzione, destinando suo commissario a quel colloquio il Granvella; il quale, andatovi insieme col vescovo d’Arras suo figlio, che fu poi cardinale, e tre teologi spagnoli, diede principio facendo un ragionamento molto pio e molto apposito a componere le differenze. Pochi giorni dopo arrivò Tomaso Campegio, vescovo di Feltre e noncio del pontefice, perché il papa, quantunque vedesse che ogni trattazione di religione in Germania era perniciosa per le cose sue, e perciò avesse fatto ogni diligenza

per interrompere quel colloquio, nondimeno reputava minor