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136 | l'istoria del concilio tridentino |
celebrare: poi, che quel libello defende la causa sua e del suo
regno da tutti li tentativi che si potessero fare o da Paulo o
vero da qualunque altro pontefice romano; e però l’ha voluto
confermare con quella epistola, che facilmente lo doverá escusare perché non sia piú per andar a Vicenza di quello che
non era per andar a Mantova; quantunque non vi sia chi piú
desideri una pubblica convocazione de’ cristiani, purché sia
concilio generale, libero e pio, quale ha figurato nella protesta contro il concilio di Mantova. E sí come nessuna cosa
è piú santa che una convocazione de cristiani, cosí nissuna
può apportare maggior pregiudicio e pernicie alla religione
che un concilio abusato per guadagni, per utilitá o per confermar errori. Concilio generale chiamarsi, perché tutti i cristiani possino dir il suo parere; né potersi dir generale dove
siano uditi solamente quelli che averanno determinato di tenir
sempre in tutte le cose le parti del pontefice, e dove li istessi
siano attori, rei, avvocati e giudici. Potersi replicare sopra
Vicenza tutte le medesime cose che si sono dette nell’altro suo
libello di Mantoa. E replicato con brevitá un succinto contenuto di quello, seguí dicendo: «Se Federico duca di Mantoa
non ha deferito all’autoritá del pontefice, in concedergli la sua
cittá, in quel modo che egli la voleva, che ragione vi è che
noi dobbiamo tanto stimarla in andare dove a lui piace? Se
ha il pontefice potestá da Dio di chiamar li prencipi dove
vuole, perché non l’ha di eleggere qual luoco li piace e farsi
obedire? Se il duca di Mantoa può con ragione negar il luoco
eletto dal pontefice, perché non potranno anco li altri re e
principi non andar a quello? E se tutti li prencipi li negassero le loro cittá, dove sarebbe la sua potestá? Che sarebbe
avvenuto se tutti si fossero messi in viaggio, e gionti lá,
s’avessero trovati esclusi dal duca di Mantova? Quello che
di Mantova è accaduto, può accadere di Vicenza».
Andarono li legati a Vicenza al tempo determinato; e in questo medesimo il pontefice andò a Nizza di Provenza per intervenir al colloquio dell’imperatore e del re di Francia, procurato da lui, dando fama che fosse solamente per mettere