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libro primo - capitolo iv 111


il collettore del denaro di san Pietro e fece approvare tutte queste cose dal parlamento; dove anco fu determinato che tutti li vescovati fossero conferiti dall’arcivescovo cantuariense, senza trattare niente con Roma; e che dal clero fosse pagato al re cento cinquantamila lire sterlinghe all’anno per defensione del regno contra qualunque.

Questa azione del re fu variamente sentita. Altri la reputavano prudente, che si fosse liberato dalla soggezione romana senza nessuna novitá nelle cose della religione e senza metter in pericolo di sedizione li suoi popoli e senza rimettersi a concilio; cosa che si vedeva difficile da poter effettuare e pericolosa anco a lui, non sapendosi vedere come un concilio composto di persone ecclesiastiche non fosse sempre per sostentare la potenzia pontificia, essendo quella il sostentamento dell’ordine loro. Poiché quello, col pontificato, è sopraposto ad ogni re ed imperatore; che senza quello bisogna che resti soggetto, non essendovi altro ecclesiastico che abbia principato con superioritá, se non il pontefice romano. Ma la corte romana defendeva che non si poteva dire non essere fatta mutazione nella religione, essendo mutato il primo e principale articolo romano, che è la superioritá del pontefice; e dover nascere le medesme sedizioni per questo solo che per tutti gli altri. Il che anco l’evento comprobò, essendo stato necessitato il re, per conservazione dell’editto suo, di proceder ad esecuzioni severe contra persone del suo regno, amate e stimate da lui. Non si può esplicar il dispiacere sentito in Roma e da tutto l’ordine ecclesiastico per l’alienazione d’un tanto regno dalla soggezione pontificia; e diede materia per far conoscer la imbecillitá delle cose umane, nelle quali il piú delle volte s’incorre in estremi detrimenti, donde furono prima ricevuti supremi benefici. Imperocché per le dispense matrimoniali e per le sentenzie di divorzio, cosí concesse come negate, il pontificato romano in tempi passati ha molto acquistato, facendo ombra col nome di vicario di Cristo alli prencipi, a’ quali metteva conto, con qualche matrimonio incesto o col discioglier uno per contraerne un altro, unir al suo