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monti e tognetti 117

Merode e Lamoricière condusse il governo del Papa all’attitudine bellicosa, e alla campagna delle Marche ed Umbria nel 1860.

Il suo consiglio era sempre pel contegno più energico, e pei mezzi più violenti. Nessuna transazione colle tendenze del secolo, nessuna moderazione nell’esercizio della sovranità ecclesiastica e temporale, la massima prepotenza sui sudditi, la massima severità contro i liberali; tali erano i suoi principj.

Non è a dire dunque s’egli approvasse di gran cuore la doppia condanna di morte che la Sacra Consulta aveva emanata nel giorno antecedente; se qualche cosa gli dispiaceva in quella sentenza si era che i capi consacrati alla morte invece di due non fossero almeno almeno due dozzine.

Egli dunque si congratulava con monsignor Pagni, che faceva parte del Supremo Tribunale, e mostrava la soddisfazione che sentiva, perchè (come egli diceva) i membri della Sacra Consulta si erano in quella occasione mostrati consci dei loro doveri, degni della fiducia che in essi aveva riposto il Santo Padre e il Governo.

Anche il giudice Marini, il neo-cavaliere dell’ordine Piano fu presentato a Sua Eminenza come una delle persone più benemerite in quel processo, dovendosi attribuire, come disse officiosamente monsignor Pagni, in gran parte al suo zelo, al suo acume, alla sua operosità lo splendido risultato della causa.

Il cardinale si degnò di sorridere benignamente all’indirizzo del cavaliere, e questi ne andò tutto gonfio del sorriso eminentissimo, più che non lo fosse per la sua croce, e per l’assessorato di là da venire.

La principessa pallida, pallida, e col bagliore della febbre negli occhi, passeggiava sotto il braccio all’avvocato Leoni. Ella sapeva ch’egli era stato innanzi alla Sacra Consulta il difensore di Monti e Tognetti, ma non ardiva d’interrogarlo sui particolari di quella seduta, chè troppo si sentiva lacerata nell’intimo del cuore al solo pensarvi.

L’avvocato le chiese di ballare seco un valzer, di cui l’orchestra aveva intuonato il preludio.

Grazie! rispose essa con voce soffocata, non ballo stassera.

— Si sente poco bene? chiese il giovane, al quale non era sfuggito il tremito della mano, che posava sul suo braccio.

— No, soggiunse la signora; ma il caldo delle sale, lo splendore dei lumi, il chiasso della musica, mi hanno fatto girare la testa.

— Vuole che scendiamo in giardino? un poco d’aria fresca le porterà giovamento.

— Non vorrei che fosse troppo freddo.

— Potrà coprirsi colla sua mantellina.

E senza aspettare la risposta, Leoni corse a prendere la mantellina di casimiro, che la principessa avea deposta sopra un divano. Traversarono la