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112 | i processi di roma |
Ascoltate, Maria: la principessa Rizzi è buona; perchè si sia ridotta a chiudervi spietatamente la strada di giungere fino a lei, bisogna dire che vi sia stata astretta da tutto l’esaltamento dell’amor materno, che è il più esclusivo e il più prepotente dei sentimenti. Pietosa per suo figlio, fu costretta ad essere crudele con voi. Voi forse, che tanto amate il vostro Gaetano, al suo posto avreste fatto lo stesso. Ma il suo cuore non è cattivo: io son certo ch’ella sente rimorso di avere trattato con voi a quel modo. Il fatale annunzio della sentenza di jeri deve averle pesato nel cuore. Se voi poteste in questo momento giungere a presentarvi a lei, se voi le parlaste, non già come una donna offesa che reclama giustizia, ma come una povera madre che prega e piange per la vita del figlio, io sono certo che voi arrivereste a toccare le fibre più sensibili del suo cuore. E siccome la famiglia Rizzi è una delle più potenti di Roma, per mezzo di lei non sarà difficile ottenere la grazia di vostro figlio.
— Dio lo voglia esclamò Maria congiungendo le mani, con l’espressione più commovente della preghiera.
— Ora a voi, riprese l’avvocato: mettetevi in calma più che potete. Adesso bisogna pensare al modo d’introdurvi nel palazzo Rizzi. Sarebbe opportuno che io mi trovassi vicino per... Oh! appunto... io non vi pensavo più. Devo averlo in saccoccia... Ecco.
Leoni tolse di tasca il portafogli, lo aperse, e cercò fra le carte che vi erano contenute. Trovò quella che voleva, la svolse, la guardò, poi disse:
— È questa sera!
La carta che guardava era l’invito a un ballo di gala che la principessa Rizzi dava appunto in quella sera.
— Aspettatemi, disse l’avvocato alla Maria, e pregate il Signore. Prima di sera mi rivedrete.
Egli corse al palazzo Rizzi: attraverso l’atrio, salutato dal guardaportone, che lo conosceva; salì le scale. I servi erano tutti affaccendati nei preparativi della festa.
Giunto all’anticamera, l’avvocato Leoni chiese del cameriere Giuseppe.
Giuseppe, antico servitore della casa Rizzi, era un vecchio dai capelli bianchi, padre di numerosa famiglia. Leoni lo conosceva da lungo tempo.
— Giuseppe, gli disse questi, quando furono soli in uno stanzino, bisogna che tu mi aiuti a fare una buona azione.
— Dica pure, signor avvocato, e se posso...
— Sai che io sono il difensore di quei due poveretti, che ieri sono stati condannati a morte. Ebbene, sappi ancora che la madre d’uno di essi vorrebbe pregare la signora principessa, affinchè intercedesse, allo scopo di ottenere la grazia sovrana per suo figlio. Io le ho promesso di trovar modo d’introdurla presso la signora, ed è in questo appunto che ho bisogno del tuo aiuto.