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Ma sapete perché? Perchè gli disimpegna dallo studio spinoso dell’accompagnatura, cioè dire, dall’esatta cognizione degli accordi del modo, ossia scala, in tutti e tre i portamenti della mano, dal puntuale maneggio delle dissonanze c movimenti regolari del basso continuo; dall’indefesso esercizio sopra le fughe de’ più valenti scrittori; e, quel che più monta, gli disimpegna da un corso, almeno sufficiente, di contrappunto, senza del quale cos’è mai un organista? Eh! (mi si dice da costoro) le fughe sono rancidumi, nè possano soffrirsi dalle moderne delicate orecchie. Siate ornati (io rispondo) di tutto ciò che ho di sopra divisato, e sarete capaci di scegliere per le vostre fughe de’ soggetti cantabili, ameni, graziosi, giacché può fugarsi qualunque soggetto: e allora non solo darete piacere, ma vi farete ancora ammirare da chi ascolta. Nè con ciò pretendesi già che sia tenuto lontano affatto dalla chiesa qnel suono, che chiamasi sciolto: no: pretendesi soltanto, e con ragione, che sia un suono conveniente alla casa di Dio. Può convenire alla medesima, secondo i tempi che corrono, un suono ora allegro, or flebile, or passionato, or vivace: debb’egli però esser sempre temperato e adatto alle sacre funzioni; non già un suono nato fatto pel teatro, disdicevolissimo al sacro tempio. Ma, e come mai persuadere a colai scrittori ed organisti una via si lunga e faticosa, qual si è loro dimostrata fin qui, quando per una brevissima e piana giungono tutto giorno (per lo stravolgimento delle idee musicali de’ tempi nostri) al loro intento? Eccoli