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Ciò che in secondo luogo contribuiva a produrre quegli «fletti meravigliosi, di cui parliamo, si era la esecusione della musica sopra una tal poesia. «Noi crediamo (prosegue il suddetto P. Martini) che la maggior parte degli effetti, che produce la musica de’ nostri tempi tanto nel canto, che negli strumenti, o da corda o da fiato, dipenda dalla esecuzione. Una istessa cantilena cantata da diversi cantori, spesso vediamo che produce diversi effetti. Il modo di esporre la voce rendendola più soave, sostenuta, distesa ugualmente, e d’un’istessa forza dal principio sino al fine; il passaggio da una nota all’altra con delicatezza, il rinforzarla a poco a poco, e quasi insensibilmente diminuirla, se questi sono quegli artifizj, che distinguono sopra degli altri i più celebri e rari cantanti de’ nostri tempi» (non già de’ presenti, da chè molti de’ nostri cantori suonano e non cantano, e libito fan licito in lor legge99 (b)) «abbiam luogo a persuaderci, che i cantori greci tanto inclinati alla perfezione ed esattezza, non fossero nel praticare cotali artifici nè inferiori, nè uguali, ma anzi fossero superiori a’ nostri cantanti.» Op. cit. pag. 436 e 437. «Se a noi fosse dato di sentire come ed in qual modo cantavano i Greci i loro inni ed altre poesie, non stenteremmo giù ad accordare al loro canto una verace perfezione ed una nobile efficacia per muovere gli affetti negli ascoltanti.... Le gare di musica, che in pubblico erano soliti di praticare i Greci professori di musica, sono una prova molto concludente, (b) Fino da’ tempi suoi diceva il celebre Metastasio che i cantanti facevano delle suonatine di gola, imitando, con solennissima inversione del gusto, gli strumenti e gareggiando con loro nella difficoltà e stranezza de’ passaggi. Or cosa direbbe egli mai de’ cantori de’ tempi nostri? Giuseppe Carpani: op. cit. pag. 7.