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di quei che odono volentieri cantare e suonare, senza intendersi punto nè di suono nè di canto, formano giusto quella grandissima moltitudine, poco o nulla istruita nella musica, cui piace al maggior segno l’odierna maniera di scrivere . D’una tal moltitudine vi ho parlato fin dal principio di questa discussione, ed ho recato in mezzo le varie ragioni per cui ho creduto che ne possa esser tanto amante: con che ho attenuta la mia parola ed ho pagato il debito con voi contralto .

LVIII. Ora venghiamo a noi: e, ricapitolando la materia, procuriamo di stringere poco a poco l'argomento. Se nella musica d’oggidì trovansi sparsi qua e là tanti e si varj difetti, negligenze, errori, quanti ve n’ho messi sott’occhio, parlando a lungo della melodia e dell’armonia nelle due antecedenti Dissertazioni; e quanti ne ho notati, percorrendoli quasi di volo nella presente: chi mai di buona fede s’ostinerà a dire che questa musica sia bella, che sia di buon gusto, che sia tale da far le delizie d’un orecchio raffinato e d’un intelletto perfezionato? Non sarà più consentaneo alla verità asserire ch’ella abbia per lo più bellezze fattizie, grazie non vere, ma apparenti, e stile, più che al buon gusto, prossimo al cattivo, alto solo a dar piacere alle persone d’orecchio meno delicato e d’intelletto meno istruito (36)?

LIX. Ma oh quante voci mai s’innalzeranno contro di me! voci di tanti e tanti, cui non andrà punto a genio questo mio discorso, anzi che ’l faranno bersaglio delle loro contraddizioni! A costoro però altro