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qualunque altra abbonda di simil fatta di componimenti.

L’Arcadia del Sanazzaro quantunque frammista anch’essa di prose e di versi va non pertanto immune dall’esposto rimprovero di sproporzione e di dissonanza. Le descrizioni, e le narrazioni sono tutte distese in prosa, e non vi s’introducono i versi, se non quando le circostanze portano naturalmente i pastori a divenire poeti. Or si disfidano essi per superarsi a vicenda nella eccellenza del canto, or l’uno disfoga con amorosi lamenti l’acerbezza della sua passione, ora un altro piange con poetici epicedj sopra la tomba di una tenera amante da morte rapita nel fior della età.

Gli accennati pregi fecero risguardare universalmente l’Arcadia, qual’opera originaria e peregrina, così che vantò nel suo secolo circa sessanta edizioni, e viene considerata ancora nel nostro, come una delle più leggiadre produzioni, di cui possa gloriarsi l’Italiana favella, e l’Autor suo come il principe, ed il modello de’ volgari poeti bucolici1.

Altre meliche poesie lasciò il Sanazzaro, ma niente pareggia l’Arcadia.


  1. V. Crescimbeni, Quadrio, Fontanini, Zeno ec