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Amplissivius Card. Iacobus Sabellius s mi Dn. Papae Vicarius ac summus Inquisitor librimi hunc Chronico’ um F. Salimbeni de Adam Parmensis Ordinis Fratrum Minoruin apud se haberet, illuni Paulo Sanvitali utriusque Signatura e Referendario, sibique in muneribus publicis tam sanctissimae Inquisi/ionis, quam Vicaria/us officiis, et intima fami li ari tate comune ti ssi mo Dono dedit III. Idus Februarii Anni MDLXXXVII. Interessante è nel f. 5 retto e verso l’indice di mano posteriore a due colonne dei ff. 338-426, che contiene, fra l’altro, l’argomento dei ff. 363 e 374 perduti. Piú tardi, nel f. 6 r , altri iniziò un nuovo indice, limitandosi però ai ff. 216-243. I fogli non sono numerati secondo il nostro sistema (il retto e il verso dello stesso foglio con lo stesso numero). Portano invece lo stesso numero il verso del foglio precedente e il retto del seguente. Il numero del f. 416 è erroneamente ripetuto due volte. Il Clédat (•’ sostenne per primo, seguito piú tardi dallo Holder- Egger» 2 ’, che il codice è autografo. Il Novati ( 3) fu di parere re- cisamente contrario. Argomentava il Clédat: il codice appartiene agli ultimi anni del XIII secolo, e sarebbe strano che se ne fosse eseguita una copia, appena morto Salimbene; nel codice sono rari gli sconci ortografici, che nessun copista, anche intelligen- tissimo, avrebbe potuto evitare; Salimbene parla costantemente in prima persona; un passo della Cronica appare scritto dopo una interruzione piú o meno lunga, oltre che dalle parole dello scrittore, dal mutamento della scrittura. Argomenti tutti di qualche valore, Pammettiamo, solo se suffragati da alcunché di piú deci- sivo. Una copia poteva forse cambiare la prima persona del testo? osserva giustamente il Novati. Ma una conoscenza meno super- ficiale del codice ci dá l’impressione precisa, anzi la convinzione che quello non è affatto una copia regolare, bensí l’opera perso- nale, quasi diremmo la minuta dell’autore. Come possono esser omissione di copista le tante aggiunte marginali della stessa mano del testo, ma d’evidente redazione posteriore? Un copista si sba- dato? E qual copista, per quanto sbadato, potrebbe mai omettere (1) L. Clédat, De fratte Salimbene et de eius Chronicae auctoritate, Parisiis, apud E Thorin, 1878. (2) Cronica fralris Salimbene cit., xxvn. (3) Fkancksco Novati, La Cronaca ai Salimbene, Giornale storico della let- teratura italiana, 1*183, 384-S8.