Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
214 | capitolo ventesimoquarto. |
era accorto senza dubbio dei miei sospetti, poichè tutte le volte che io gli passavo d’accanto, gettava su di me i suoi sguardi pieni d’odio profondo, nei quali si leggeva un intenso desiderio di sbarazzarsi della mia pericolosa persona. Credo che ci fosse un altro motivo, e cioè che egli mi sospettasse suo rivale in amore.
— Suo rivale! — esclamò il capitano stupito, mentre Anna arrossiva.
— Sì, poichè egli segretamente amava miss Anna.
— Ma che sia proprio vero? Non lo credevo, malgrado tante prove.
— Sì, Collin ha ragione, — disse la giovanetta. — Quel miserabile aveva messo gli occhi su di me. Mi guardava sempre, cercava di soddisfare i miei piccoli desiderii, mi seguiva ovunque e mi ricordo che nel momento in cui la Nuova Georgia si arenava dinanzi alle isole Figii mi disse: «Volete vivere o morire?» Poi si decise a oliare il mare.
— Sì; deve essere proprio così, — riprese il capitano; — quello sciagurato ti amava, e solo per questo ha cercato di rapirti, e forse ha ordito l’infernale trama. Continuate, Collin.
— Quella notte che ci colse la seconda tempesta, — continuò il tenente, — ero salito sull’albero di maestra per togliere un nodo che ci impediva di imbrogliare la vela. Mentre stavo eseguendo l’operazione, me lo vidi dietro, a cavalcioni dello stesso pennone. Credetti che fosse salito per aiutarmi, ma d’improvviso mi afferrò per la gola e approfittando del momento in cui la Nuova Georgia si rovesciava sul tribordo o sul babordo, mi precipitava in mare.
— Infame! — esclamarono i naufraghi.
— Quando tornai in me, la nave fuggiva trasportata dall’uragano. Mi credetti perduto; pure mi misi a lottare disperatamente contro le onde che mi travolgevano come una piuma, lanciandomi