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capitolo iv — la baia di baffin 155


– A chi tocca il primo quarto?

– A me ed a Grinnell.

– Allora buona notte e buona guardia e se succede qualche cosa, venite ad avvertirmi senza perdere tempo. Non dimenticate di caricare i fucili.

I due marinai, rimasti soli, si collocarono uno a prora e l’altro a poppa della piccola nave, tendendo gli orecchi ai fragori delle onde ed ai tonfi ed alle detonazioni dei ghiacci e fissando gli sguardi sul vicino banco per non venire sorpresi dagli orsi bianchi.

Sapendo che l’orsacchiotto era fuggito, temevano che si fosse unito ad altri compagni e non ignorando che quegli animalacci, che sono sempre affamati, approfittano sovente dei fitti nebbioni per assalire non solo le scialuppe, ma perfino le navi ancorate presso i banchi, si tenevano in guardia.

Fortunatamente il loro quarto passò senza che nulla di grave accadesse, nè che i loro timori si avverassero. Alle undici, quando era maggiore l’oscurità e più acuto il freddo, furono surrogati da Charchot e dal marinaio Thorn.

– Nulla? chiesero questi, stringendosi addosso i pesanti capotti di pelle di foca.

– No: buona guardia, risposero Mac-Chanty e Grinnell, scomparendo frettolosamente nella camera di prora, dove già ardeva una stufa di ferro.

Charchot ed il suo compagno esaminarono come meglio poterono il piccolo fiord e trovatolo ancora sgombro di ghiacci, si accoccolarono intorno all’albero maestro, al riparo dalla grande antenna che era stata ammainata in coperta.

Era già trascorsa un’ora, quando fra i sibili del vento e fra le detonazioni e gli scroscii dei ghiacci,