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Il mar Bianco | 175 |
Solo al Capo Horn se ne sono osservate di quelle che toccavano i trenta metri, ma sono eccezioni.
– Allora come spiegate la formazione di montagne di ghiaccio d’una simile altezza? – chiese Ollier, che non riusciva a raccapezzarsi.
– Nelle vostre montagne non vi sono dei ghiacciai?
– Sì, signor tenente, ed in gran numero.
– Ebbene, anche nelle terre polari ve ne sono e forse più immensi, poiché se ne sono veduti di quelli che misuravano perfino cento chilometri di larghezza, specialmente nella Groenlandia.
– Altro che quelli delle nostre Alpi!... – esclamò la guida.
– Sono quei fiumi di ghiaccio che vomitano in mare quelle enormi montagne, che poi le correnti ed i venti spingono verso il sud. Ghiacciai ve ne sono un po’ dappertutto: allo Spitzbergen, alla Nuova Zembla, alla Terra di Francesco Giuseppe, in Groenlandia e sulle isole siberiane, senza contare quelli che vi sono sulle isole settentrionali dell’America.
– E queste montagne di ghiaccio scendono tutte verso il sud?
– No, girano attorno al polo, andando da oriente ad occidente.
– Credete che vi siano altre terre verso il polo, oltre quelle scoperte?
– Lo si suppone. I geografi ed i naviganti credono che intorno al polo si estenda una vasta terra, la quale separerebbe il bacino polare in due parti distinte, di cui una, l’europea-asiatica, sarebbe stata toccata dal Fram di Nansen e l’altra, più isolata, più fredda, coperta di ghiacci più spessi, si estenderebbe al nord dell’America.
– Sicché intorno al polo, durante l’inverno non si avrebbe una medesima temperatura.
– No, e la regione più gelida si troverebbe verso le isole dell’America settentrionale, nell’arcipelago di Parry.
– Credete, signor tenente, che questi ghiacci abbiano qualche influenza sui nostri inverni?
– Certamente, – rispose l’ufficiale. – Dalla maggiore o minor quantità di ghiacci che scendono dal nord, dipendono i nostri inverni, dolci quando i ghiacci sono pochi, rigorosi quando sono abbondanti. Al di sopra di queste distese di ghiaccio, che coprono una