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Le esplorazioni artiche 155

ma la nave non può venire liberata. Tutto all’intorno vi sono montagne di ghiaccio spaventevoli.

Verso la fine dell’estate, al 30 d’agosto, a quattordici miglia verso borea, appare una terra, alla quale il Payer dà il nome di Wilczeck, in onore del mecenate della spedizione.

L’inverno sorprende di nuovo il Tegetthoff a 79° 31’ di latitudine, un inverno più crudo del precedente. Il petrolio gelava nelle lampade ed il cognac diveniva solido!...

Il 1° marzo Payer, che intuisce la vicinanza di qualche terra, parte con la slitta e alcuni cani assieme a sei marinai, ed esplora la Terra di Wilczeck e l’isola Hall. Il freddo intenso e le immense barriere di ghiaccio gli obbligano però a far ritorno alla nave.

Nello stesso mese Payer, accompagnato da un alfiere e da cinque marinai, riparte pel settentrione e scopre successivamente la Terra di Zichy, il canale d’Austria, il Capo Kane, poi la Terra Carlo Alessandro, quella del principe Rodolfo e quindi quella di Francesco Giuseppe e l’isola di Mac-Clintock.

Ritornato alla nave, fu deciso il ritorno, non avendo viveri sufficienti per sfidare un nuovo inverno. Essendo il Tegetthoff sempre prigioniero, fu abbandonato fra i ghiacci e la spedizione riprese la via del sud con slitte ed un battello.

Dopo novantasei giorni di fatiche inenarrabili, la spedizione viene finalmente raccolta dallo schooner russo Nicolai e sbarcata, il 3 settembre del 1874 a Vordochuss.

Incoraggiati da quello splendido successo, i norvegesi allestiscono una spedizione composta del Polhem e di due vapori sussidiarii.

La comandava Nordenskiold, il quale aveva assunto, in qualità d’ufficiale, un italiano, il luogotenente Eugenio Parent.

La piccola flotta salpa verso la metà del luglio del 1872, tocca lo Spitzbergen e cerca di raggiungere le Sette Isole, dove Nordenskiold contava di passare l’inverno.

A 80° 14’ i ghiacci, numerosissimi quell’anno, arrestano le navi, le costringono a rifugiarsi nella baia di Mossel, e le imprigionano, rendendo estremamente critica la sorte degli esploratori.

I viveri si consumano e le cacce non danno il necessario per sfamare tante persone.