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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 47

l’ostilità degl’indiani, sia per la colossale catena delle Montagne Rocciose, che minacciava di essere una barriera assolutamente insuperabile pei mostri di ferro.

— Fu certo un grande avvenimento, quando fu dato al mondo l’annuncio che la grande impresa era riuscita e compiuta — disse Annie.

— Che fece quasi impazzire tutti gli americani, — rispose Harris.

— Raccontate, ingegnere, — disse Blunt. — A chi nacque quella grandiosa idea?

— All’ingegnere Thomas Judah, che, dopo una lunga serie di studi compiuti sulla Sierra Nevada, comunicò i suoi progetti ad una riunione di capitalisti del Sacramento, i quali li fecero approvare al Congresso di Washington il 1° luglio del 1862.

Due compagnie, l’Unione del Pacifico, e la Centrale Pacifico, si assunsero la difficile impresa, con un capitale di quattrocento e settantacinque milioni. I lavori furono incominciati d’ambo le parti, ossia da S. Francisco e da New-York e proseguiti assiduamente, malgrado tutti gli ostacoli, la mancanza di viveri e d’acqua, gli assalti incessanti delle tribù indiane, che non erano in quell’epoca ancora sottomesse e colpivano senza misericordia quanti lavoratori potevano sorprendere.

Per buona fortuna, il Mormone ed il Cinese, soprattutto quest’ultimo che pure è disprezzato ingiustamente da noi, prestavano il loro paziente aiuto, pronti a sostituire i lavoratori che di quando in quando si rivoltavano o abbandonavano le linee.

La ferrovia doveva, sotto pena di confisca, essere finita per il 1° luglio del 1876; invece il 1° maggio del 1869 era già in pieno esercizio. La festa che salutò l’inaugurazione della grande linea, è rimasta memorabile.

— Lo credo, — disse Blunt.

— I preparativi per congiungere i due tronchi furono rapidi. Fra i due capi delle rotaie si era lasciato uno spazio di duecento piedi. Presenti tutte le supreme autorità della Confederazione, ad un segnale convenuto, fra il più rigoroso silenzio, due squadre s’avanzarono in rigorosa tenuta da lavoratori, per completare la linea ferroviaria.

La prima era formata di lavoratori americani, l’altra di cinesi californiani. Alle 11 le due squadre si trovavano l'una di fronte all’altra: gli uomini dell’Est dinanzi a quelli dell’Ovest. Li seguivano due locomotive che fischiavano rumorosamente in segno di saluto.

Nel medesimo tempo il comitato spediva a Chicago ed a San Francisco un dispaccio telegrafico concepito in questi termini:

«State pronti a ricevere i segnali corrispondenti agli ultimi colpi di martello».

Affinchè tutte le città dell’Unione potessero nello stesso tempo essere avvertite del grande avvenimento, i fili telegrafici della linea