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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 31

si trova ancora abbondanza di selvaggina e se i bisonti emigrano in mandre immense.

— Non vi è regione degli Stati dell’Unione che sia più ricca e dove i cacciatori facciano maggior fortuna.

— E indiani ve ne sono?

— I Navajoes sono ancora in buon numero e non hanno smesso il cattivo uso di scotennare i loro avversari.

— Grazie, signor Harris. È quello il paradiso che sognavo. Se il Re dei Granchi vorrà torcermi il collo, venga a cercarmi laggiù.

— Volete andare nell’Arizona?

— Là od altrove poco importa, ma giacchè vi sono indiani, bufali ed orsi, andrò a visitare quella regione. Sono un appassionato cacciatore, signor Harris, e fin da bambino non sognavo che di diventare anch’io uno di quei prodi scorridori delle immense praterie. La fortuna finalmente mi ha sorriso e domani mattina me ne andrò verso l’est.

— Avete il sangue degli avventurieri nelle vene?

— Mio padre, signore, era un trappolatore canadese, ed ha lasciata la sua testa nelle fauci d’un orso grigio.

— Badate di non farvi sbranare anche voi!...

— Poco importa; nessuno mi piangerà, sono solo al mondo.

— Vi darò qualche raccomandazione per alcuni cacciatori che ho conosciuti laggiù.

— Grazie, signor Harris. Ecco un favore che compenserà largamente quello che vi ho reso. I primi carrozzoni di Cartown!... I vostri cavalli trottano come quelli degl’indiani.

— Sono veri mustani di prateria che ho condotti dal Far-West, — rispose l’ingegnere.

— Signor Harris, vi aspetto nella casa da tè del giapponese. Non voglio esservi d’impaccio. Più tardi, se mi permettete, saluterò miss Annie o meglio... la rifiutata moglie, — disse lo scrivano ridendo.

Fece fermare la carrozza e balzò agilmente a terra, scomparendo in mezzo ai carrozzoni che si prolungano a destra ed a manca della via, su parecchi ordini.

— Bravo giovane! — mormorò l’ingegnere. — Ecco un tipo forse unico nel mondo.

La carrozza aveva ripresa la corsa, passando successivamente dinanzi alla Villa Miramare, al Castello di Chillon, alla Fortezza di Québec, e s’arrestò finalmente dinanzi ad un antico carrozzone da tramvai, tutto verniciato a nuovo, cogli ottoni lucenti, colla galleria ingombra di vasi che contenevano dei rosai in fiore.

Su una lastra di metallo il cocchiere aveva letto: Annie Clayfert ed aveva subito fermati i cavalli.