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CAPITOLO XXVI
Un duello all’americana
Lo scrivano, procedendo in punta dei piedi, raggiunse l’entrata, che era chiusa da una stuoia, attraverso i cui buchi filtravano raggi di luce rossastra.
All’esterno si udivano dei clamori assordanti. Canti di guerra, strilli di ragazzi, abbaiare di cani, rullare di tamburi e fischi.
Blunt sollevò dolcemente la stuoia: e gettò al di fuori un rapido sguardo. I dieci uomini della scorta stavano seduti sulle calcagna, intorno ad un falò, fumando e sorseggiando un liquore contenuto, entro un enorme vaso di terra. Pareva che si fossero dimenticati dei prigionieri, perchè nessuno vigilava dinanzi alla stuoia; pensavano soltanto ad ubriacarsi.
Sulla piazza, centinaia di guerrieri, di donne e di fanciulli, danzavano furiosamente attorno ai falò, mentre altri, sdraiati a terra, mangiavano e bevevano a crepapelle. Tutto il campo indiano era immerso nell’orgia.
Il momento non potrebbe essere più propizio, — mormorò lo scrivano. — Nessuno si occuperà di noi fino a domani mattina.
Ritornò rapidamente verso i compagni, che lo attendevano dietro la statua in preda ad una profonda ansietà.
— Siamo certi di non venire disturbati, — disse loro. — Gli indiani non pensano che a divertirsi.
— All’opera dunque, — rispose Harris.
— Sì, cerchiamo quel torrente, — disse Annie.
L’ingegnere prese il lumicino e precedette i compagni. Il fragore proveniva dai penetrali del tempio, verso l’enorme parete che formava il margine meridionale del Gran Cañon.
Procedendo cautamente ed in silenzio, i tre prigionieri giunsero dinanzi ad una galleria tenebrosa. I fragori uscivano appunto di là, e ai ripercuotevano con rombo sordo, sotto le vòlte.
— Il torrente scorre in fondo a quest’altro, — disse Harris, dopo aver ascoltato qualche istante.
In quel momento un buffo d’aria, che pareva provenisse dalla estremità opposta del tempio, fece oscillare vivamente la fiammella della lampada e per poco non la spense.
— Da dove è venuto questo soffio? — si chiese l’ingegnere, voltandosi vivamente.
— Che vi sia un’apertura? — domandò Blunt.
— Dietro di noi?