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«Abbi cura delle nostre donne, dei nostri padri e dei nostri amici e aiutaci a sopportare la prova».

Poi si collocarono dinanzi alle antenne, guardando impavidi lo stregone, che ad un cenno di Victoria aveva impugnato un sottile coltello.

Il Buco Grandissimo, che era il più anziano, fu violentemente gettato a terra, poi lo stregone gli praticò due incisioni sopra le mammelle ed introdusse in quei fori due pezzi di legno a cui erano attaccate delle coregge.

Il futuro guerriero, che aveva sopportato quel martirio senza che gli sfuggisse un lamento, fu sospeso alla prima antenna.

— Quanta forza d’animo! — esclamò Blunt, che guardava il misero giovane penzolante dalla corda e tutto imbrattato di sangue.

— E notate che prima di subire simili prove, i giovani guerrieri devono sopportare un digiuno di quindici o venti ore, — disse Harris.

Lo stregone intanto s’era precipitato su un altro giovale, su Poor Dog; gli forò una spalla introducendo nel buco un corda, quindi anche quel disgraziato fu issato in aria. Poi, uno alla volta, gli altri furono trattati con non minor crudeltà, senza che alcuno desse segno di soffrire.

Per dar prova del loro coraggio e anche per non prolungare le loro sofferenze, i giovani guerrieri si dimenavano furiosamente per strappare le carni: nessuna mano, infatti, doveva toglierli di là.

Dopo cinque o sei minuti alcuni caddero finalmente al suolo, perchè i muscoli del petto si erano lacerati sotto il loro peso; Poor Dog (il povero cane) fu il più disgraziato di tutti, poichè fu l’ultimo a cadere. Forse lo stregone aveva tagliato troppo profondamente, e, nonostante gli sgambettamenti e lo contorsioni del martire, la carne non aveva ceduto che dopo un quarto d’ora.

Eppure durante quell’atroce supplizio, neppur un lamento era uscito dalla bocca del giovane, che fu ricompensato da una lode di Victoria.

— Tu sarai un giorno un famoso guerriero, — gli disse il gran sakem, quando lo vide a terra.

Il supplizio non era ancora finito. I futuri guerrieri dovevano dimostrare che, quantunque avessero i muscoli lacerati, avevano ancora i garetti solidi per prendere parte anche essi alla danza del sole.

Ed infatti, appena trangugiata una sorsata d’acqua del diavolo, recata loro dalle madri, essi si misero in bocca un fischietto, e cominciarono una danza furiosa al suono dei vasi di terra, girando intorno all’arca del primo uomo.

Quei miseri offrivano uno spettacolo ributtante. Grondanti sangue e sudore, coi fischietti convulsivamente stretti fra le labbra inaridite, gli occhi schizzanti dalle orbite, le lunghe capigliature svolaz-