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— Un’impresa diffìcile.

— Ma che tenteremo.

In quel momento la banda giungeva in una vasta radura, circondata da folte piante, in mezzo alla quale sorgeva l’atepetl degli Apaches.


CAPITOLO XXIV


L’«atepetl» degli Apaches


I villaggi indiani dei Navajoes, degli Apaches e anche dei Comanci, sono diversi da quelli delle tribù del settentrione, che sono formati ordinariamente da tende di pelle chiamate wigwam.

Al sud, negli «atepetl» sorgono vere capanne fisse chiamate callis, di forma sferoidale, con piuoli spalmati di fango, coperte con pelli di diversi animali, cucite alla meglio, o con stoffe per lo più rubate ai treni o nei villaggi dei minatori. Sulla cima vi è una specie di palco di terra battuta, mista ad erbe. Il palco è adorno di aste sostenenti stracci, sacchetti di pelle che racchiudono gli amuleti, e totem ossia gli stendardi della tribù, rozzamente dipinti e rappresentanti per lo più una testa di bisonte, od un lupo, od un orso o un uccellaccio.

In mezzo, sulla piazza, si trova sempre un barile sfondato ed incassato profondamente nel suolo, adorno di parietarie, che rappresenta l’arca del primo uomo, poi una capanna più vasta che è il gran calli della medicina, dove si radunano i sakem, ossia i capi della tribù, per giudicare i prigionieri. Davanti al gran calli si erge il palo della tortura.

Nel villaggio del gran capo Victoria, sorgeva inoltre, appoggiandosi alla parete rocciosa dell’abisso, un tempio dedicato al Grande Spirito, una costruzione strana, in forma di piramide tronca, che ricordava uno degli antichi templi messicani, sia per la sua mole enorme, che per lo stile. Uno stretto sentiero girava attorno, conducendo alla sommità.

Vedendo giungere la banda, tre o quattrocento indiani, uomini, donne e fanciulli, si erano precipitati fuori dei callis, lanciando sguardi feroci sui prigionieri.

Le donne specialmente si mostravano furibonde, minacciandoli coi pugni e cercando di sputare loro addosso.

L’Orso Valente, il quale desiderava che i prigionieri giungessero illesi al palo della tortura, guidò la banda verso il tempio, facendo coprire i tre visi pallidi da una doppia fila di cavalieri, e si fermò dinanzi all’entrata, che era guardata da un drappello di guerrieri armati di lance e di azze da guerra.