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CAPITOLO XXII
Ancora il Re dei Granchi
Per alcun istanti nella sala del cliff regnò un profondo silenzio.
La sorpresa aveva resi muti tutti, perchè nessuno ormai aveva più pensato all’astuto ed implacabile negro, e nessuno aveva immaginato che fosse stato lui a giuocare loro quel pessimo tiro.
La voce di Simone ruppe quel silenzio.
— Dunque? — chiese.
— Che cosa vuoi, brigante? — domandò Harris.
— La Sovrana del Campo d’oro, — rispose il Re dei Granchi.
— Ti caccerò una palla nel petto, invece.
— Per ora sarà impossibile, ingegnere, — disse Simone, ironicamente. — E poi ho intorno a me una banda di persone risolute che non ve lo permetterebbero.
— Signor negro, — disse Buffalo Bill, — non abbiamo tempo da sprecare in chiacchiere noi, e vi avverto che se voi avete una banda di bricconi degni della corda, l’ingegnere ne ha pure una, di persone oneste, che varranno molto più dei vostri. Spiegatevi in fretta.
— Credo che non ve ne sia bisogno. Vi ho detto di consegnarmi miss Annie; so benissimo che si trova con voi, perchè l’ho scorta ieri sera, presso il vostro fuoco.
— E se noi ci rifiutassimo, signor africano?
— Rimarrete rinchiusi per sempre nel cliff, finchè la morte vi coglierà, — rispose Simone. — O miss Clayfert o la fame: scegliete.
— Siete un miserabile, un vile negro! — esclamò Annie con ira. — Vorrei avervi dinanzi per frustarvi in viso.
— Lo farete più tardi, miss, se lo potrete, — rispose Simone. — All’asta mi siete sfuggita, ma ora non vi lascerò più.
— Buffone! — gridò Blunt.
— Ah! ci Mete anche voi! Mi pagherete il tiro che mi avete giuocato al bar, signor scrivano! — disse Simone con accento feroce. — Vi farò scorticare dai miei negri.
— Ed io ti scotennerò, brutto selvaggio! — urlò Blunt. — Aspetta che ti abbia nelle mani, granchio bestiale.
— Lasciamo che s’impicchi, — disse Buffalo, — e cerchiamo di andarcene da qualche altra parte. Io non acconsentirò mai che miss Annie cada nelle mani di quel gorilla africano.
— Se potessimo attaccarli, — disse Buck Taylor.