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la sovrana del campo d’oro 155

di sciabola, ai giganteschi orsi delle caverne, agli elefanti mostruosi e fors’anche al piccolo antenato del cavallo, misteriosamente scomparso, che non era più grosso d’un maialetto, i quali abitavano un tempo le profondità del Gran Cañon.

Ne trovarono poi una terza quindi una quarta, poi molte altre, tutte assai vaste ed ingombre di ammassi di macerie, che avevano finestre che guardavano sull’abisso, più o meno irregolari e aperte nella roccia.

Dopo una buona mezz’ora giungevano su di una specie di terrazza, chiusa da tutte le parti da rupi altissime tagliate a picco, difesa dalla parte del Gran Cañon da un muricciuolo alto un paio di metri, costruito con blocchi di roccia solidamente cementati.

Al di là non esistevano altri passaggi, nè altre stanze. Il cliff-dwelling terminava.

— Siamo prigionieri, è vero, colonnello? — chiese Harris con ansietà.

— Adagio, ingegnere, — rispose Buffalo Bill. — Noi finora abbiamo fatto un’esplorazione sommaria e nulla più. Vi può essere qualche pozzo o qualche passaggio più o meno occultato. Ritorniamo nell’ultima sala ed esaminiamola bene. Là anzi faremo colazione con gli avanzi del prosciutto dell’orso grigio. Non abbiamo nessuna fretta, signor mio. Io ho l’abitudine di non disperare mai.

Lasciarono il terrazzo e rientrarono nel cliff. Mentre Koltar, che aveva portate le provviste, preparava alla meglio la colazione, Buck Taylor, curioso come lo sono tutti i cow-boys, avendo scoperto dietro un ammasso di macerie un’apertura, vi si era audacemente cacciato dentro per esplorarla.

La sua assenza era stata appena notata quando lo si vide comparire con gli occhi leggermente sbarrati.

— Colonnello, — disse con voce leggermente alterata, — che vi siano dei fantasmi qui?

— Perchè dici questo, Buck? — chiese Buffalo Bill.

— Ho scoperto una specie di grotta circolare, illuminata da una sola finestra, nel cui centro ho scorto una figura biancastra che mi pareva si muovesse. Può essere una statua o forse un essere umano che ha cercato di spaventarmi.

— Ah Buck! Tu diventi superstizioso, ragazzo mio, — disse Buffalo Bill ridendo. — Non saresti più un cow-boy?

— Ma, colonnello...

— Bene, andiamo a vedere. Chissà che in quella sala non si trovi il passaggio che cerchiamo.

Per precauzione armò il suo fucile e scavalcò l’ammasso di macerie, seguìto da tutti gli altri.