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136 E. SALGARI


— Hanno altro da fare in questo momento, — rispose Bill, pure ridendo. — E poi, non sono coraggiose quelle bestie, e potete lasciare la vostra carabina appesa alla sella. Ragazzi, filiamo, e raggiungiamo il fiume prima che il fuoco ci sia addosso. Il Gran Cañon è al nord e non dispero di arrivarvi prima della mezzanotte, purchè i mustani resistano ancora.

I primi lupi di prateria, cacciati dall’incendio, giungevano già, correndo vertiginosamente.

Quegli animali costituiscono una famiglia intermedia fra le volpi ed i lupi, e non hanno l’aspetto feroce dei lupi siberiani. Hanno la corporatura dei secondi, quantunque assai meno sviluppata, ed il muso e la coda delle prime.

Sono tuttavia robusti, hanno un pelame foltissimo, per lo più giallognolo, con macchie rossastre o brune, e d’inverno cambiano pelliccia e tinta, diventando grigiastri.

Ordinariamente vivono in grossi branchi e non è raro trovare fra di loro qualche grosso lupo grigio, che li aiuta efficacemente nelle cacce contro i daini e anche contro i colossali bisonti, quando questi sono feriti o troppo vecchi per opporre una valida resistenza.

Che manchino veramente d’audacia non si può dire, perchè osano perfino introdursi sotto le tende dei minatori e degli scorridori della prateria. Si guardano invece dall’assalire gli uomini, anche se li trovano isolati. Ed infatti passavano dinanzi e dietro i cavalli, senza nulla tentare contro di loro, solo preoccupati di mettere il maggior spazio possibile fra le loro code e l’incendio che si avanzava minaccioso.

Verso le sette di sera, nel momento in cui il sole precipitava all’orizzonte e le colonne di fuoco cominciavano a distinguersi più nettamente, Buffalo Bill, che faceva sforzi prodigiosi perchè i mustani non rallentassero, mostrò una linea oscura che si stendeva verso il nord.

— È là dietro, il fiume! — gridò con voce giuliva. — Nemmeno questa volta i Navajoes ci tengono fra le mani! Hipp! Hopp! Un’ultima trottata, ragazzi, e lavorate di speroni!

Venti minuti più tardi, il drappello si cacciava in mezzo ad una zona ubertosa, che contrastava vivamente coi terreni aridi dei dintorni, formata da querce nere, da negondos aceroidi dal tronco altissimo, da carrubi, pioppi e da folti cespugli di amelanci.

I nove cavalli, con un ultimo sforzo, l’attraversarono e si slanciarono, senza arrestarsi, in un fiume dalle acque basse e limpidissime, la cui corrente era molto rapida.

Risalita faticosamente la riva opposta, che era pure coperta d’alberi, soprattutto di ciliegi selvatici della Virginia, gli animali, non