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132 | E. SALGARI |
— Altri avrebbero fatto come me, — si limitò a rispondere Buffalo Bill. — Mi rincresce solo una cosa.
— Quale, colonnello?
— Che non giungeremo questa sera al Gran Cañon.
— Non abbiamo fretta.
— Sono gl’indiani che dànno dei fastidi, signore. Conosco però una boscaglia dove forse potremo passare la notte senza venire disturbati. Miss Annie, vi offro il mio cavallo.
— E voi, colonnello? — chiese la giovane.
— Salirò dietro a quello di Buck, che è robustissimo. Gli altri mi imiteranno. In sella, signori. Non fermiamoci troppo qui. Quantunque non si scorga nessun indiano, non sarei stupito se invece ci inseguissero ad una certa distanza.
Koltar, che gocciolava da tutte le parti, Harris, Blunt ed i soldati, salirono dietro i cow-boys, ed i mustani, quantunque soverchiamente carichi, partirono a piccolo trotto.
Non potevano andare molto lontano, ed infatti, dopo un paio d’ore, Buffalo Bill comandava la fermata, perchè gli premeva di conservare i cavalli in forze, e di non averli completamente esausti nel caso che gl’indiani comparissero improvvisamente.
Soltanto verso le quattro, dopo una succulenta colazione, fatte a spese d’un grosso tacchino selvatico, che uno dei cow-boys aveva sorpreso in mezzo ad una macchia di sommacchi, il drappello riprese le mosse. La prateria cominciava a diventare arida. Larghe zone di terriccio rossastro, sulle quali i mustani faticavano assai, perchè erano frammiste a sabbie ed a pezzi di sale, si succedevano ai tratti coperti di girasoli, di jucche e di alte graminacee.
— Terreni pessimi pei cavalli e ricchi di metalli, — disse Buffalo Bill, che cavalcava presso l’ingegnere, il quale stava dietro ad un cow-boy.
— Somigliano a quelli del Colorando. Scommetto che qui sotto si trovano dei buoni filoni auriferi. Non mi stupirei che un giorno venissero qui i minatori e sorgessero come per incanto delle città.
— Siete stato nel Colorado, colonnello? — chiese Blunt, che si trovava dall’altra parte.
— Ho lasciata quella regione da soli quattro mesi.
— È vero che si sono scoperti ricchi placers?
— Le sabbie del Cherry Creek che sono mescolate a pagliuzze d’oro, rendono assai, — rispose Buffalo Bill. — Anzi io facevo parte della prima spedizione d’emigranti e constatai l’esistenza di quella ricchezza, e anche di filoni nascosti alla base delle Montagne Rocciose. Sono appena trascorsi nove anni. Guidavo, o meglio scortavo, una colonna di lavoratori, che volevano esplorare le rive del Kansas dove supponevano si trovassero dei placers auriferi.