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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO | 95 |
prenderemo la corriera che va al Gran Cañon. Speriamo che la via sia libera.
— Perchè dite questo, signor Harris? — chiese Blunt.
— Sovente è tagliata dalle improvvise scorrerie degli Apaches o dei Navajoes. Quei demoni sono padroni del territorio e sfidano i volontari americani con un’audacia incredibile, razziando il paese.
— Ed il governo non ci mette rimedio?
— Sì, cerca di quando in quando di ridurli al dovere, e perde uomini senza alcun successo definitivo. Quando gli Apaches ed i loro alleati si trovano alle strette, scendono nel Gran Cañon e si rifugiano nelle caverne degli antichi indii, da cui è impossibile snidarli. Conoscerete meglio quello squarcio immenso aperto dal Rio Colorado, quando vi saremo giunti.
— Ed il miserabile che fece prigioniero il padre di miss Annie, si nasconde là?
— Sembra, — rispose Harris.
— Lo uccideremo, è vero, signor Harris?
— Faremo il possibile per piantargli una palla nel cranio.
Erano allora giunti alla stazione ed il treno aveva già lanciato il suo terzo fischio.
La Sovrana del Campo d’Oro, l’ingegnere e lo scrivano salirono nel loro scompartimento, e poco dopo il treno riprendeva la sua corsa verso Hualapai che era la prossima stazione.
L’ingegnere aveva osservato che sull’ultimo vagone e anche sulla macchina e sul tender erano saliti parecchi volontari delle frontiere, uomini destinati a guerreggiare con gli eterni violatori delle riserve: gl’indiani indipendenti.
Per non impressionare miss Annie, si era ben guardato dall’avvisarla. La ragazza se n’era tuttavia accorta.
— Signor Harris, — gli disse, quando si furono accomodati nel carrozzone. — Sembra che vi siamo delle brutte novità.
— Perchè, Annie? — chiese l’ingegnere.
— Abbiamo dei soldati sul treno.
— Cambieranno guarnigione.
— Uhm!... — fece la fanciulla, scuotendo il capo. — Sono troppo abili cavalieri per servirsi delle ferrovie. Conosco le loro abitudini, poichè sono nata in queste regioni. Se ci accompagnano, vuol dire che la linea è minacciata.
— Forse v’ingannate, Annie.
— Ne dubito.
In quel momento, uno degli impiegati del treno si era presentato sul terrazzino chiedendo il permesso di entrare, e Blunt si era affrettato ad aprire.
— Signori, — disse, — avete armi?