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18 capitolo secondo


— Che io non potrò comprendere non avendo che una imperfetta conoscenza della loro lingua.

— Dalla loro mimica qualche cosa potrai indovinare.

— Un’altra portata!

— Non è che la sedicesima, — disse Fedoro. — Tutti piatti dolci.

— Sono mandorle quelle che nuotano in quello sciroppo giallastro?

— Non te lo dico, altrimenti scapperesti via.

— Se non sono fuggito finora! E poi, sono un cosacco e lo stomaco resisterà!

— Non dinanzi a quel piatto.

— Orsù, Federico, dimmi che cosa contiene.

— Un pasticcio che farà andare in estasi i convitati. Quelle bestioline color marrone che vedi...

— Bestioline.

— Larve, se ti piace meglio.

— Ah!... Quali!... Indovino! — esclamò il cosacco inorridendo.

— Larve di bachi da seta macerate nello sciroppo.

— Basta, Fedoro! Per le steppe... scappo via!

— Bada! Non mostrarti maleducato.

— È troppo!...

— Volgi altrove gli occhi. Ecco il primo attore che si mostra. —

Fra una miriade di lanterne microscopiche, danzanti su alcuni fili, era comparso un antico armigero in costume ricchissimo, cremisi ed oro, formidabilmente armato, con un cimiero scintillante che voleva rappresentare una testa di leone.

Era Hong-ko, l’eroe della cavalleria cinese, una specie di cavaliere errante del medio evo e che si preparava a vincere imperatori e mandarini, a trucidare spiriti maligni, ed a mettere lo scompiglio dappertutto.

Lo seguivano altri armigeri e paggi vestiti da imperatrici e da regine, tutti abbigliati sfarzosamente, acclamanti il formidabile guerriero.

I convitati si erano appena degnati di gettare uno sguardo sugli attori, i quali avevano cominciato a declamare ed a battagliare fra di loro a gran colpi di spade e di lancie. Quantunque pieni come otri, avevano ripreso lena per far