Pagina:Saggio di racconti.djvu/83


guiniforte 75

consisteva il solo suo patrimonio; esse formavano l’ultima speranza di salvezza.

Una mattina Guiniforte, andato nella stanza del padre a domandargli alcune cose relative ai suoi studi, quando fu sulla soglia vide uscirne un uomo che aveva sotto braccio uno di quei manoscritti, e trovò il padre ritto accanto alla tavola con le mani incrociate sul petto, guardando con aria di compassione certe poche monete sparse sul banco dello scaffale; e lo scaffale era già quasi vuoto! Alla vista del figliuolo, Gasperino cercò di nascondere l’afflizione e di accoglierlo lietamente; ma Guiniforte, che s’era accorto già della cosa, esclamò: «Ah! padre mio! ecco; quello che io temeva e seguito. Per amor nostro tu perdi questi pregevoli manoscritti che ti sono costati tante fatiche, questi cari compagni della tua gioventù. Ah! perchè non son io più grande e già capace di guadagnare per risparmiarti tanto dolore!» e sospirava battendosi la fronte. «No, figlio mio, rispondeva il padre, non te ne affliggere; io me ne privo con piacere, perchè da essi ricavo il mezzo di mantenervi per molti giorni. Sono più lieto pensando che non patirete la fame, che se vedessi i miei manoscritti nel loro posto.» — «Lo credo, sì, soggiunse Guiniforte; ma io mi rammento di quando tu me ne parlavi con tanto affetto, e dicevi che erano i tuoi amici, la tua consolazione, che non avresti potuto stare un giorno senza i diletti che da essi ne ricavavi.» — «Sì, continuò il padre con tranquillità e con dolcezza,